CERCA IN IDEAMAGAZINE.NET

 

 100 YEARS 100 CHAIRS. VITRA DESIGN COLLECTION


La mostra fiorentina 100 Years 100 Chairs. Vitra Design Collection organizzata da Mediaeventi in collaborazione con il Comune di Firenze, è una ghiotta occasione per chi, addetto o meno al settore, intenda conoscere in maniera non superficiale la storia del design di uno tra gli oggetti più significativamente connessi al nostro vissuto: la sedia. Come infatti nota giustamente Ulisse Tramonti, direttore artistico dell'edizione italiana della mostra "nessun altro tipo di arredo è stato costante oggetto dell'attenzione di artigiani, architetti e designers, impegnati a confronto a rispondere alle esigenze dei fruitori".

Allestita da Giulia Chiappi e Filippo Frassi nei suggestivi spazi espositivi sotterranei dell'Istituto degli Innocenti in Piazza S.S. Annunziata a Firenze, l'evento toscano - a distanza di circa un anno dall'altrettanto sistematica installazione dedicata a Ludwig Mies van der Rohe - espone esemplari originali di sedie tra il 1899 e 1999 oltre a 6 filmati inerenti il processo produttivo e le tecniche di manifattura di alcune delle sedie esposte.

Pressoché impossibile dare compiutamente conto di un autentico viaggio attraverso il tempo; in queste cento prove di altissimo design è infatti leggibile un secolo di studio, ricerca, intelligenza, intuito, tenacia, e amore di quasi altrettanti maestri del progetto.

Tra gli oltre 1800 oggetti posseduti attualmente dal Vitra Museum sono state scelte alcune opere esemplari sia del progresso tecnico-produttivo sia dell'evoluzione interpretativa che le sedute - e più in generale la nozione di ambito dedicato al riposo, allo studio, alla lettura, alla convivialità domestica - hanno subito nel corso del tempo.

Tante le soluzioni sperimentate dai decani del design e forse davvero incongrue le date in calce ad ogni prestigioso pezzo.
L'itinerario proposto - con proposte talvolta dieci o venti anni in anticipo rispetto la consueta produzione - narra una storia dal ritmo insieme tesissimo e commovente. Di fronte a una tale concentrazione di capolavori si è quasi intimoriti ma, al medesimo tempo, profondamente presi dal valore testimoniale di opere frutto di grande estro progettuale, di altissimo artigianato nonché di tecniche sperimentali e avveniristiche.

Ed è un itinerario che viene esperito con almeno tre profonde cesure.

Fino alla metà degli anni '50 il territorio progettuale della seduta viene esplorato intensamente e, pur nella difformità degli esiti, la sottesa nota dominante del periodo è proprio il crescente entusiasmo ed interesse suscitato da una tematica che - dapprima confinata nell'ambito delle attività accessorie della professione - ha via via coinvolto risorse umane, intellettuali e tecnologiche. Il ritmo sorgivo di questo vasto arco temporale è scandito da tali e tanti pionierismi, avanguardie ed innovazioni tecnico formali che a buon diritto si puo parlare di età aurea del design. Protagoniste di questa fortunata epoca - solo per citare alcune delle opere presenti - sono le armoniose "architetture" lignee di Joseph Hoffmann, i provocatoriamente semplici oggetti ideati da Gerrit Thomas Rietveld, le sedute in tubolari d'acciaio elaborate da Marcel Breuer ( e successivamente da Le Corbusier), l'ispirato utilizzo del compensato di Alvar Aalto e Gerald Summers, le sperimentalità di derivazione aeronautica dei prototipi realizzati nell'Atelier Jean Prouvé, l'opera intensamente innovativa di Charles e Ray Eames.

Dalla metà degli anni '50 alla fine degli anni settanta, l'emersione cromatica e la malleabilità dei prodotti emergenti (i legni, le gomme piuma, le plastiche) creano una sorta di ponte tecnico, tipologico e formale tra l'emergente opposizione alle regole del Modernismo e la travolgente fascinazione della Pop Art. In questi anni si determina soprattutto uno "sfondamento" in termini ambientali dell'elemento seduta che oltre a manifestare orgogliosamente la propria voglia di protagonismo all'interno degli ambienti, è partecipe in modo sempre più marcato di un pensiero progettuale - più complesso e complessivo - che coinvolge ambiente domestico e outdoor. Qui i nomi e le opere di Harry Bertoia, Joe Colombo, George Nelson - la Coconut Chair e il sofa Marshmallow -, Eero Saarinen, Arne Jacobsen, Pierre Paulin - tre formidabili pezzi come Ribbon, Tongue e F598 - Archizoom, Verner Panton, Enzo Mari, Alessandro Mendini e Frank O. Gehry, simboleggiano ambivalentemente la piena maturità della produzione in serie ed uno dei momenti di massima - e felicissima - tangenza e contaminazione tra mondo del design ed universo dell'arte.

Frammentario, introverso e contraddittorio appare infine il percorso proposto per l'ultimo ventennio. Se lo Zeitgeist di ogni epoca è leggibile anche nell'approccio progettuale al tema della seduta, il periodo tra gli anni otttanta ed oggi è segnato dal profondo declino di certezze ideali ed operative. Declino che gli effetti sempre più palesi della globalizzazione hanno contribuito a rendere, se possibile, più marcato. Unitamente al discredito della matrici identitarie più naturali - la nazionalità, il territorio, la cultura materiale locale - la caduta dei grand récits, così come proposta da Jean-François Lyotard, ha determinato anche per la progettualità postmoderna l'enorme difficoltà di reperire un senso al "fare design". Un senso che, forse per la prima volta, richiede di essere "costruito" e - cosa assai più complessa - costruito all'interno in un sistema di conoscenze "incerto" e "parziale". Tutto ciò che in passato veniva "assicurato" da una trama condivisa di idealità, nozioni, valori culturali e materiali "veri" o perlomeno "credibili", in questi anni diviene sofferta conquista cognitiva personale e privata.
Difficile a questo punto delineare un quadro del periodo: la morte del grande racconto ha lasciato spazio alle piccole storie che appaiono "vere" in primo luogo perché vissute con artistica intensità ovvero perché proposte come trasfigurazioni poetiche di "naturalità" acquisite. I prodigiosi esemplari di Jasper Morrison, Ron Arad - in grado di essere consumato designer con la FPE, "sarto" per la Well Tempered Chair e scultore in After Spring e St. St. Sofa -, Shiro Kuramata, Marc Newson - sue l'elegante Lockheed Lounge, la morbidissima Embryo e l'inquietante e prodigiosa Orgone -, Philippe Starck, Michele De Lucchi, Alberto Meda, Jorge Pensi, Gaetano Pesce, Denis Santachiara e Stiletto appaiono perciò sempre più il risultato di multiverse etiche e poetiche che a dispetto dell'imperante globalizzazione disegnano una straordinaria parzialissima e vitale costellazione di oggetti progettati sì per le medesime molteplici funzioni previste dagli autori del secolo precedente ma che, rispetto a quelle, sembrano proporsi ben più irrisolti interrogativi che offrire positive risposte al tema millenario della seduta.

100 anni - 100 sedie
Istituto degli Innocenti
Piazza S.S.Annunziata 12- Firenze
Dal 27 aprile al 27 giugno 2004

Vitra Design Museum
Charles-Eames-Str. 1
D-79576 Weil am Rhein
Tel. +49 7621 702 32 00
Fax +49 7621 702 31 46
www.design-museum.de

testo: 
Umberto Rovelli 

 00's
10's 
 20's
30's 
 40's
50's 
 60's
70's 
 80's
90's 


ha collaborato:
M.Angeles Fernández Alvarez


TOP