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 NOTE IN MARGINE A ITALEXPOLIBIA, TRIPOLI 2000


Sembrerà scontato, ma quando si arriva all'aeroporto di Tripoli per prendere parte ad una fiera internazionale, la sensazione è quella di aver sbagliato destinazione. Dove sono gli aerei, dove è il traffico? Il vuoto. Poi quattro ore ad aspettare il controllo doganale per ottenere il visto, inshallah!
La Libia si riaffaccia adesso sul mercato internazionale dopo la decisione della sospensione dell'embargo nell'aprile 1999 seguita alla consegna all'Onu dei due cittadini accusati dell'attentato al volo Pan Am 103 esploso sopra Lockerbie in Scozia. L'embargo è durato 7 anni ed ha praticamente significato il blocco di aspetti vitali dell'economia nazionale. In ogni modo, le sanzioni imposte dall'Onu non hanno mai impedito la continuazione di relazioni commerciali con paesi europei, primo fra tutti l'Italia.
La riapertura ai mercati internazionali di un paese come la Libia è stata una delle ragioni dell'organizzazione di una fiera internazionale. La Libia da sola rappresenta un mercato di dimensioni modeste (circa 5 milioni di abitanti - dati Opec 1995), ma ha importanti collegamenti con gli altri paesi magrebini e sub-sahariani. Per la prima volta dopo anni, paesi europei come l'Italia, la Germania, la Spagna e la Francia hanno partecipato. L'Italia in particolare era presente con 323 espositori, fra imprese private e organismi pubblici, la quasi totalità dei quali erano piccole e medie imprese che rappresentavano un universo merceologico estremamente variegato: da macchinari e impianti di ogni genere, materiale e prodotti per l'agricoltura, fino a prodotti finiti come l'abbigliamento, arredamento, argenteria, pelletteria, articoli da regalo.
I nostri concorrenti europei occupavano padiglioni più piccoli, ma presentavano gamme merceologiche più uniformi e avevano anche i grandi nomi. I tedeschi hanno portato le loro aziende produttrici di impianti industriali e i loro centri di servizi import-export, ma di fronte al loro padiglione dominavano il nuovo maggiolone Volkswagen e il logo della Audi. Dello stesso tenore i francesi. Ad accogliere i visitatori c'era la nuova Renault, a cui si accompagnavano altri grandi multinazionali fra cui la Peugeot, la Citroen e poi la Total Fina Elf, l'Alcatel e la Thomson.
La fiera nel complesso è stata un successo. Numerosi gli operatori specializzati provenienti da tutta la Libia e da paesi vicini - Egitto, Algeria, Tunisia, Niger e Camerun. Ancora maggiore il numero dei privati che hanno apprezzato incuriositi la presenza di operatori internazionali. In particolare, per il settore dell'arredamento, il flusso dei visitatori è stato continuo e cospicuo e la domanda ripetuta con insistenza è stata sempre, "dove possiamo acquistare?"
Per quanto riguarda gli esiti commerciali, tuttavia, il discorso è più complesso. E' sufficiente citare la delusione provocata dal discorso di Gheddafi durante la conferenza internazionale del Cairo dello scorso 4 aprile. Disprezzando le "lezioni di democrazia" occidentale e condannando "l'inquinamento" delle multinazionali il leader libico ha lasciato poche porte aperte ed ha tradito le aspettative. Persiste il tradizionale sistema di importazione basato su agenzie o aziende statali e governative che posseggono licenze, mentre l'importazione privata è impedita dalla difficoltà di ottenere le licenze stesse, ma poi ugualmente praticata "sottobanco".
Le stesse considerazioni valgono per tutti i settori, in particolare per prodotti finiti come l'arredamento che sono solo destinati alla commercializzazione. Esistono infatti agenzie e strutture delegate dal governo all'acquisto di mobili e che importano anche dall'Italia. La maggior parte comprano nel pesarese o nel Veneto e si concentrano su mobili di un livello medio-basso, perché questo è il livello attuale del mercato. I consumatori libici si sono comunque dimostrati attenti anche ad altri fattori, come la qualità e l'unicità del prodotto e del disegno. Questi elementi diverranno più influenti nel momento dell'apertura definitiva del mercato.
In Libia ci sono importanti opportunità che andranno sfruttate e l'Italia dovrà giocare la carta di paese privilegiato che è stato ed è il primo fornitore ed il primo cliente internazionale. Al momento la situazione è ancora bloccata ed incerta, ma ci sono buoni segnali. Le linee di politica economica per il 1999 già parlavano di diversificazione della base produttiva, incentrata essenzialmente sul settore petrolifero, di miglioramento delle infrastrutture, inadeguate a tutti i livelli. Di conseguenza, si può intravedere uno sviluppo anche del mercato dell'arredamento, sia a livello privato che di contract, legato all'industria del turismo nascente.

Testo:
Letizia Salvadori

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ha collaborato:
M.Angeles Fernández Alvarez




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