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 DAVID PALTERER: VETRO PROFUMATO


Artista poliedrico, approdato a Firenze per i suoi studi, adottato dalla città, Palterer ha coltivato la propria natura nomade, lavorando in Europa e nel mondo con frequenti ritorni nella sua patria, Israele. Allievo di Adolfo Natalini – capofila del gruppo radical Superstudio, che negli anni Sessanta ha tentato una revisione «radicale» dell'architettura misurandosi anche con le arti visive e riscrivendo il concetto di «decorazione» –, Palterer è stato presente con i suoi «oggetti» di vetro al Mac,n (Museo di Arte Contemporanea e del Novecento) di Monsummano Terme, Pistoia, dal 18 maggio al 2 giugno 2008. In tale occasione si è potuto apprezzare come l'arte di Palterer consenta di affrontare temi decisivi per la contemporaneità: il ruolo dell'architettura e il suo rapporto con le arti visive; l'artista e il suo tempo; conservazione e rivoluzione a Firenze dagli anni sessanta ad oggi; arte e artigianato; arte e tecnica; arte e industria.

Di seguito riportiamo il testo pubblicato nel bel catalogo edito da Polistampa dell'esposizione curata da Silvia Ciappi e Claudio Paolini insieme allo stesso Palterer
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LE CHIMERE E ALTRE STORIE RACCONTATE IN VETRO DA DAVID PALTERER

Le opere progettate da David Palterer con vetro e cristallo esaltano la plasticità e la fragilità di quel materiale, già per natura avvincente e denso di suggestioni, suscitando curiosità ed intriganti emozioni. L'artista opera nel pieno rispetto dell'abilità manuale e tecnica dei maestri che realizzano le sue creazioni e insieme, in reciproco accordo, sfidano la capacità di trasformare e rinnovare il vetro che nel momento in cui diventa oggetto compatto e definito è capace di fermare il tempo e di sottolineare la magica sintonia che s'instaura tra ideazione e realizzazione.
Il progetto, afferma David Palterer, non è imporre arbitrariamente contenuti e modi d'esecuzione ma piuttosto mettere in relazione tra loro questi due momenti.

Un'opera che sintetizza il singolare e delicato equilibrio tra progettazione ed esecuzione è il vaso Orsa minore, realizzato in vetro azzurro di Murano (1991, per la Galleria Colombari di Milano), che esclude ogni riferimento alla funzionalità pratica e diventa un oggetto di trasformazione [che] inverte immagine e funzione [e] trasforma il movimento in forma. Il vaso, che evoca immagini di navicelle spaziali o di animali fantastici di insolite e irreali proporzioni, evidenzia la duttile familiarità dell'artista con i delicati equilibri architettonici e pone in risalto la sua passione per la scultura, intesa come armonia di linee e di volumi, solidi e fragili al tempo stesso. E' ancora David Palterer, artista vivace, poliedrico, dotato di improvvisi guizzi di fantasia e di creatività, che sembrano fulminei ma in realtà sono frutto di meditate riflessioni, a dichiarare di essere affascinato dalla capacità espressiva delle forme e dei materiali, dall'efficacia di volumi e linee che, trasformati in oggetti di vetro o di cristallo, raccontano meravigliose alchimie che rimandano ad antiche memorie e, nello stesso tempo, suscitano suggestioni in costante divenire, così che le sculture in vetro appaiono dotate di una loro autonoma vitalità espressiva che coinvolge e attrae.

Già le prime opere realizzate da David Palterer in cristallo, nel 1992 per la Cristalleria Vilca di Colle Val d'Elsa, comunicavano il ricordo di antichi miti ma anche il volitivo slancio verso un futuro che impone nuovi e diversi equilibri, intellettuali e formali. Le Chimere, questo il titolo attribuito a dieci sculture in cristallo, di varia misura, sono animali fantastici, intriganti per quell'essere mostri mitologici e fiabeschi o proiezioni di figure che alternano la normalità all'eccentricità. Lo stupore diventa libertà espressiva, sganciata da convenzioni, dove l'ironia, il sogno si confondono mutando e alterando i confini tra mondo reale e immaginario. Quelle prime opere esprimono la fantasia e la brillante sagacità dell'artista, capace di amalgamare in un nuovo, personale linguaggio figurativo, riferimenti a culture diverse che spaziano dalla citazione tratta dai bestiari medievali e rinascimentali, animati da unicorni, grifoni, sirene, basilischi, idre, o dai mostruosi artifici propri della tradizione tardo manierista e barocca, dal ricordo fanciullesco di fiabe e racconti popolati di figure immaginarie, cariche di simboliche allegorie.

Le diverse suggestioni che convergono nelle opere di David Palterer sono riconducibili alla formazione culturale dell'artista: mediterranea e non scevra da influenze orientali, ma anche intrisa del ricordo di leggende e di mitologie europee, dalla suggestiva reminiscenza dell'essenzialità totemica africana. Emozioni che l'artista ha assimilato nella fanciullezza e che si sono unite, fuse, in un vigoroso intrigo di sensazioni costantemente riflesse nelle sue opere.

Rimanda a immagini della cultura africana il vaso Zande (realizzato da Zanotta, NovaMilanese nel 1997) che evoca, quasi come una memoria genetica, un nido di uccelli costruito in precario equilibrio tra fronde acuminate, luogo impervioma sicuro. Il vaso, realizzato in vetro di Murano, è sospeso, aereo e delicato come il rifugio al quale allude, mentre i sottili filamenti d'acciaio simboleggiano i rami dell'albero. La leggerezza dei due materiali, pur così diversi, accentua il contrasto tra quanto creato dalla natura e la riproduzione artificiosa della perfetta simbiosi tra mondo animale e vegetale. Un'armonia che sembra fermata nella scultura, come estrapolata dal contesto reale,ma che, come per incanto, riprende vigore quando all'interno del vaso sono posti dei fiori recisi che simboleggiano la ciclicità della vita e l'imprevista mutabilità, affidata alle molteplici e possibili variazioni cromatiche offerte spontaneamente dall'elemento vegetale.

Al contrario, opere come il vaso Koz (Spina), ideato nel 2003 e realizzato da Cleto Munari, riconduce a reminiscenze nordiche per la disposizione degli appuntiti aculei che evocano le protuberanze dei prunts beaker medievali, decorati con gocce di vetro pinzate e tirate all'esterno che sfidano la morbida plasticità delle lisce pareti. L'aspetto iconico del vaso, che sembra escludere il contatto tattile, evoca l'immagine di piante selvatiche, munite di spine insidiose che, ancora una volta, in quella stratificazione di suggestioni culturali, richiamano il ricordo, quasi tattile, di aride cromie desertiche. Le decorazioni composte di plastiche gocce, di sottili protuberanze, di sinuosi filamenti disposti a spirale o di fragili sporgenze offrono all'artista l'opportunità di compiere scelte cromatiche che alternano colori vivaci e intensi o, al contrario, tonalità tenui ed evanescenti, che si scontrano e si attraggono come elementi che agiscono liberamente in uno scenario fantastico, dove tutto è ritmomusicale ed equilibrata armonia tra disegno,materia ed esecuzione.

Il colore, infatti, non è una componente accessoria della forma, ma diventa sostanza stessa dell'opera e si amalgama, in una sintesimaterica e visiva, con l'oggetto stesso, con la corposità plastica e la stabilità architettonica. E' eloquente il vaso Karakiri (realizzato da Cleto Munari, Vicenza nel 2003) dove il rosso intenso del cono, appuntito come un'acuminata lancia, penetra nella materia trasparente del vaso globulare. Le differenti forme geometriche accentuano il contrasto cromatico che suscita emozioni contraddittorie, a tratti inquietanti.

Trae ispirazione da forme archeologiche il vaso Enigma (1990, per la Galleria Colombari di Milano) dalla forma allungata, ellissoidale che è saldato a una robusta base molata a forma di parallelepipedo che, sottilmente, ironizza con la consuetudine dei collezionisti di porre in risalto le opere acquisite come trofei da esibire e da mostrare all'ammirazione degli spettatori, sorpresi e ammaliati dall'imponenza dell'artificio teatrale, ma spesso indifferenti a ciò che l'opera rappresenta e comunica. L'artista propone un'ironica e irriverente soluzione per il totem iconico: la variazione della finalità pratica che consiste nell'inserire dei fiori recisi nei fori, a forma di corolla, praticati nella parte più alta del corpo. Di conseguenza si crea un contrasto di effetti che annullano la fittizia sacralità del vaso-trofeo che si riappropria della propria naturalezza, se pur dotata di sofisticata originalità.

La problematica che deriva dall'alternanza tra funzione ornamentale e destinazione pratica dell'oggetto è evidente nei vasi intitolata La mia Africa: Baga, Lunda, Lulua, Luba e Lele (realizzati da Zanotta, Nova Milanese nel 1995), dove le opere, di varia forma e misura, e dai vivaci colori sono dotate di cavità, ottenute con la tecnica della molatura profonda, che sfondano la superficie consentendo a ciascuno di scegliere liberamente tra la destinazione puramente decorativa e la funzione pratica, se pur ricercata.

I vasi ideati nel 1995 e realizzati dalla Cristalleria Sardinia Crystal di Alghero, hanno rappresentato per l'artista un'insolita esperienza iniziata come un'avvincente e curioso episodio che in seguito è divenuto, come dichiara lo stesso Palterer, una felice avventura e un'appassionata esperienza che gli ha consentito di scoprire l'intrigante magia del vetro realizzato in una vetreria sarda, un'isola nell'isola, dove quel materiale esprime il solido e tenace legame con l'ambiente naturalistico e con la cultura di quella terra. Ideando quei vasi, intitolati a località della Sardegna, l'artista ha posto in risalto la natura fiera di quella regione che unisce, in una straordinaria armonia che diventamagico incanto, i colori abbaglianti e la trasparenza dell'acqua, ma anche le masse impervie, aride e ruvide delle zone interne. Da qui i colori intensi dei filamenti azzurri, come fluttuanti e sinuose alghe del vaso Tempio, la trasparenza evanescente dei colori del mare, le inattese macchie cromatiche dei vasi Tula e Goni che evocano la suggestione di antiche cromie e la seduzione di intensi profumi.

Infine tra le opere più recenti ideate da David Palterer, Equilibrio pericoloso (opera realizzata a soffio da Simone Cenedese, Murano 2002) e Toro seduto (realizzato da Pino Signoretto, Murano 2008) pongono in evidenza il contrasto tra la fragilità del vetro e la solidità del ferro che, intenzionalmente, alterano i comuni equilibri e le consuete percezioni attribuiti a queimateriali. Il vaso di vetro, infatti, sostiene il peso di un vecchio ferro da stiro con una naturalezza e una grazia che sorprende e incuriosisce per l'azzardo statico che ne deriva e che dà vita a nuove e impreviste armonie. E' ancora David Palterer a suggerire l'interpretazione di quelle opere quando dichiara mi hanno intrigato sempre gli equilibri che si percepiscono labili, evocano curiosità, attirano l'attenzione, perfino ansia, e non sempre quello che sembra uno stato limite, lo è di fatto, ugualmente suscita emozioni, tutto è ancora più affascinante, là dove il vetro, fragile per antonomasia, diventa il soggetto, l'oggetto in gioco! Tutti i vetri ideati da David Palterer mostrano l'anima nascosta, rustica e delicata, di quel materiale che sospende il tempo e suscita emozioni che evocano memorie del passato, evanescenti come i ricordi, o proiettano l'immaginazione in una dimensione dinamica e volitiva, in continuo mutamento.


David Palterer. Nasce ad Haifa nel 1949, vive e lavora a Firenze. È professore incaricato per il corso di Progettazione Architettonica al Politecnico di Milano, sede di Mantova, ed ha insegnato Design Industriale per il prodotto d'arredo alla Facoltà di architettura di Firenze. Accademico Corrispondente all'Accademia elle Arti del Disegno di Firenze. Si occupa di progetti che spaziano dalla scala territoriale a quella urbana sino al progetto di interni. Tra i più recenti: il restauro di due importanti teatri in Toscana, i nuovi fronti e gli spazi comuni per una serie di centri commerciali in Italia e all'estero (tutt'ora in corso), Palazzo Giuli Rosselmini a Pisa da adibire a museo, il Museo del Giocattolo e del Bambino a Cormano (MI) e a Firenze il nuovo Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore e il recupero dell'immobile ex cinema Apollo. Curatore di mostre e manifestazioni con originali e suggestivi allestimenti in edifici storici e musei. La sua ricerca sul design, oltre ad una sperimentazione metodologica e formale che sfocia in una serie di «pezzi unici» come «Riflessioni» (per Edizioni Galleria Colombari), vede il rapporto con importanti aziende, sia nella produzione industriale che in quella d'avanguardia, nel campo del vetro, ceramica, illuminazione e accessori per l'arredamento. Disegna per Artemide, Acerbis, Cleto Munari, Draenert Studio, Driade, Daum, Pampaloni, Ritzenhoff, Up Group (per la quale è anche art director), Vilca, Zanotta, Alcuni di questi oggetti fanno parte delle collezioni permanenti di importanti gallerie e musei (come il Kunstegerwerbe Museum di Vienna, l'Umeleckoprümyslové Museum di Praga, l'lsrael Museum di Gerusalemme, l'Het Kruithuis di Den- Bosch, il Musée des Beaux Arts di Montréal, la Civica Galleria d'Arte Moderna a Gallarate, il Fonds National d'Art Contemporain - Ministère de la Culture di Parigi, il Chicago Athenaeum, il Künstmuseum di Düsseldorf, Regione Autonoma Valle d'Aosta.) Notevole l'attività espositiva con mostre personali o collettive nei più importanti luoghi deputati nazionali ed internazionali (Clara Scremini Gallery, Paris; Studio Trisorio, Napoli; Musée des Arts Décoratifs, Montréal, Canada; Museum Kunstlerkolonie, Darmstadt, Germania; Museum voor Sierkunst, Gent, e Provinciaal Museum voor Moderne Kunst, Oostende, Belgio; Current Gallery, Seattle; Kulturring Sundern e V., Stadtgalerie, Sundern, Germania; Centrum Sztuki Wspoczesnej Zamek Ujazdowski, Warsawa; Due spazi per una mostra: David Palterer in pericoloso equilibrio, Galleria Corso Tintori Arte e Museo Horne, Firenze) I suoi lavori sono presenti nella stampa specializzata internazionale e sulla sua opera sono stati pubblicati volumi per le Edizioni L'Archivolto di Milano (1997) e la collana «Architetti» della Vallecchi di Firenze (2002).

Silvia Ciappi. Dopo studi di Storia dell'Arte Medievale e Moderna all'Università di Firenze, svolge ricerche archivistiche ed iconografiche sulla storia del vetro. Ha partecipato a vari convegni nazionali ed internazionali e curato mostre o sezioni di mostre sul vetro.



MACn Museo di Arte Contemporanea e del Novecento
Città di Monsummano Terme
Villa Renatico Martini
via Gragnano, 349
51015 Monsummano Terme (Pistoia)
tel. +39 0572 952140
museoarte@comune.monsummano-terme.pt.it
www.macn.it

Vetro profumato
Comune di Monsummano Terme
Caterina Ranieri - Assessore alla Cultura

Comitato scientifico
Ornella Casazza - Responsabile Scientifico
Marco Giori - Responsabile Museo e Conservatore
Massimo Bertozzi
Riccardo Gennaioli
Rosalia Mannu Tolu
Claudio Paolini
Emanuela Vigilanti

Mostra a cura di:
Silvia Ciappi / David Palterer / Claudio Paolini (testi)
Marco Giori (coordinamento generale)
RovaiWeber design (progetto grafico)
Polistampa, Firenze (stampa)
© 2008 Comune di Monsummano Terme







Vetro profumato
Forme modellate in vetro nell’opera di David Palterer

catalogo a cura di:
Silvia Ciappi / Claudio Paolini
testi di:
Ornella Casazza, Silvia Ciappi, David Palterer
© Polistampa 2008, cm 21x27, pp. 40, ill. col., br., € 8,00
ISBN: 978-55-596-0392-4
www.polistampa.com/asp/sl.asp?id=4463


Nel volume viene analizzata l’opera dell’artista contemporaneo David Palterer da varie angolazioni, con l’aiuto di critici e storici dell’arte. «Da sempre ho cercato di scoprire le ragioni della carica affatturante del vetro, ma poi… più mi avvicino al suo mondo ‘alchemico’ più mi sento coinvolto in un universo di magia…» Così si esprime l’artista su un materiale che lo affascina per la sua trasformazione violenta, veicolata da un’altissima temperatura, e che dà la possibilità di fermare un pensiero, un desiderio, un’intenzione. Ciò che sorprende in lui è il particolare rapporto con la materia, mai del tutto domata, ma accompagnata nella sua metamorfosi concepita come esperienza sapienziale. L’alchimia della trasformazione mira a tirar fuori ciò che l’artista ha dentro, in un rapporto complesso non solo con la materia ma anche con altri soggetti che entrano nella produzione, artigiani o tecnici, in una sorta di attività demiurgica complessa. L’arte di Palterer consente di affrontare temi decisivi per la contemporaneità: il ruolo dell’architettura e il suo rapporto con le arti visive; l’artista e il suo tempo; conservazione e rivoluzione a Firenze dagli anni sessanta ad oggi; arte e artigianato; arte e tecnica; arte e industria.




testo: 
Silvia Ciappi 

I.

II.
III.

IV.
V.

VI.
VII.

VIII.
IX.

X.
XI.

XII.
XIII.

XIV.
XV.

XVI.
XVII.

XVIII.
XIX.

XX.
XXI.

XXII.
XXIII.

XXIV.
XXV.

XXVI.
XXVII.

XXVIII.
XIX.

XXX.
XXXI.

XXXII.
XXXIII.

XXXIV.
XXXV.

 




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