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 58. BIENNALE DI VENEZIA - MAY YOU LIVE IN INTERESTING TIMES
 Esposizione Internazionale d'Arte 2019


a cura di Gabriella Masiello

La 58. Esposizione Internazionale d'Arte si intitola May You Live in Interesting Times, da un antico, ma di dubbia origine, detto cinese che si riferisce a periodi di incertezza, crisi e disordini, "tempi interessanti" appunto, come quelli che stiamo vivendo.
Ralph Rugoff spiega così la sua scelta: «Vale la pena soffermarsi, se possibile, per rimettere in discussione i nostri punti di riferimento. La 58. Esposizione Internazionale d'Arte non avrà un tema di per sé, ma metterà in evidenza un approccio generale al fare arte e una visione della funzione sociale dell'arte che includa sia il piacere che il pensiero critico».

 I. Lara Favaretto, Enrico David, Chiara Fumai, Liliana Moro

Effettivamente il percorso si fa ondivago con punti di riferimento soggettivi ma soprattutto identitari e il senso si plasma e si deforma lungo una rotta incerta ma talvolta anche prevedibile, il disagio della civiltà, le incognite del futuro. La novità è che forse non ci sono vere novità, ma ricontaminazioni, nuove voci per antichi linguaggi, sporadiche sorprese che emergono come isole nella corrente. Un mondo liquido dove navigano corpi femminili più o meno integri, istanze climatiche emergenti a tutte le latitudini, rivendicazioni politiche, immigrazioni ed emarginazioni con nuovi confini da abbattere.

Una nebbia simbolica, ma anche fisica come il vapore che periodicamente sbuffa dal tetto, avvolge la facciata neoclassica della palazzina del Padiglione Centrale. Curata dall'artista trevigiana Lara Favaretto, Thinking Head (2017-2019) si inserisce nell'ambito di un più complesso progetto che cita tra l'altro un'opera di Alighiero Boetti intitolata "Mi fuma il cervello". Nebbie, specchi, labirinti, una delle novità portate dal curatore è l'aver affidato agli artisti la possibilità di effettuare due proposte complementari di allestimento ed espressione, L'Arsenale e i Giardini. Infatti questi due ambienti antitetici per storia, destinazione, spazi, estetica portano a opere e impatti del tutto diversi. La più classica delle contrapposizioni tra luce ed oscurità, dionisiaco ed apollineo. Se l'Arsenale evoca antichi laboratori ed antri, quasi una discesa agli Inferi dove si agitano pulsioni inconsce e dimensioni oniriche che possono sfiorare l'incubo, i Giardini portano alla luce della coscienza e della chiarezza moti e affermazioni chiare, esibite, dalle parole pronunciate e non sussurrate o taciute. Nel caso della Favaretto per esempio l'impalpabilità del vapore ai Giardini si contrappone alla dura consistenza delle 5 casse di cemento nell'opera presentata all'Arsenale: Blocking, Buffering, Dragging, Overburning, Sniffing (2019).

Alchemico, labirintico e riflessivo il percorso che si snoda nel Padiglione Italia propone svolte e scelte ma anche materializzazioni di ambienti familiari che narrano l'irriducibilità di una traiettoria incerta. Né Altra Né Questa: La sfida al Labirinto curata da Milovan Farronato con tre artisti, Enrico David, la compianta Chiara Fumai e Liliana Moro mette in scena il disorientamento di un epoca complessa senza punti cardinali.

 II. Christian Marclay, Stan Douglas, Zanele Muholi, Kemang Wa Lehulere, Jill Mulleady

In perfetta sintonia col luogo, una delle installazioni video più convincenti incontrate all'Arsenale è 48 War Movies (2019) di Christian Marclay, già noto per il celebre video di 24 ore intitolato The Clock e adesso autore di un montaggio sovrapposto di 48 film di guerra di cui si vede solo la cornice concentrica con l'audio concitato e frastornante di bombardamenti, esplosioni e sparatorie. Le diverse durate dei film determina che la proiezione si possa ricombinare all'infinito senza ripetizioni.

Anche le foto, le installazioni e i video di Stan Douglas dispongono di un apparato visivo potente e accuratamente studiato tecnicamente che spazia dal digitale all'organico, dalla vita urbana alle speculazioni sulla piega che possono prendere gli eventi immaginando emergenze, come un black out a New York.

Zanele Muholi che ama definirsi "attivista visiva" sta creando un archivio fotografico di ritratti iniziato nel 2016 che ha per protagoniste donne nere lesbiche del Sudafrica accentuando ed intensificando il loro colore e il loro sguardo diretto allo spettatore. Sguardo che vuole infrangere il silenzio e l'invisibilità di queste donne.

Anche Kemang Wa Lehulere proviene dal Sudafrica e i temi sociali sono al centro della sua opera, la sua installazione Dead Eye (2018), realizzata con materiali di recupero come banchi di scuola, tappi, fili, invita alla riflessione collettiva sul concetto di casa e appartenenza e rappresenta una sorta di altare della memoria per la sua comunità e la sua famiglia vittime delle leggi razziali e l'apartheid.

Jill Mulleady dipinge scene immaginarie di concitata e caotica vita urbana accese da una vena combattiva e venate di disagio con un linguaggio di sapore popolare e sbrigativo.

 III. Mari Katayama, Sun Yuan & Peng Yu, Otobong Nkanga, Christine & Margaret Wertheim

Molto complessa la vicenda di Mari Katayama colpita da una rara malattia genetica che ha reso necessaria l'amputazione delle tibie. Cresciuta con la convinzione di dover fare tutto da sola, ha iniziato in tenerissima età a cucire abiti glamour per sé e per le sue bambole. I suoi autoritratti fotografici la mettono al centro di creazioni tessute, ricamate, stampate o alle prese con le sue protesi.

Il sodalizio artistico di Sun Yuan & Peng Yu, che si è costituito nel 2000, è caratterizzato da una dinamica meccanica ripetitiva che suscita stupore e turbamento se non ansia negli spettatori, come la macchina spazza-sangue e, all'Arsenale, Dear (2015), una poltrona che viene improvvisamente massacrata da un tubo di gomma con aria ad alta pressione che si abbatte come una scarica elettrica improvvisa e assordante.

Otobong Nkanga – Menzione speciale della giuria – affronta lo spazio dell'Arsenale con Veins Aligned (2018), una scultura di marmo e vetro che si snoda sul pavimento per ben 26 metri evocando sia una vena del corpo umano che una venatura del marmo, ma soprattutto una vena mineraria della terra che diventa simbolo dello sfruttamento delle risorse naturali perpetrate in Africa dal colonialismo.

In entrambe le sedi espositive si possono ammirare le eleganti e coloratissime barriere coralline realizzate all'uncinetto dalle gemelle australiane Christine & Margaret Wertheim, alla base del loro progetto c'è il felice incontro tra arte e scienza, tra biologia e artigianato ma soprattutto l'allarme per l'inquinamento e il cambiamento climatico che le sta mettendo drasticamente compromettendo. Scienziata l'una e scrittrice l'altra, hanno dato vita ad un'impresa che ha coinvolto diecimila partecipanti che, con vari materiali hanno realizzato quaranta barriere satellite in diversi paesi.

 IV. Maria Loboda, Ulrike Muller, Alex Da Corte, Alexandra Bircken, Augustas Serapinas

Land of Abandoned Success (L'Argile Humide, 2017) è composta da sculture in creta umida e bagnata con attaccate parti di abiti. L'artista polacca Maria Loboda riflette sul senso di precarietà e incompletezza dell'opera artistica come progetto incompiuto che si collega all'incertezza e all'inquietutdine contemporanea.

Ulrike Müller lavora e tesse le sue opere con svariati materiali, pittura, smalti, tessuti, tappeti talvolta realizzati con telai a pedale in Messico. Le sue creazioni che si ispirano a tematiche femministe esprimono un rigoroso formalismo, come Rug - con tacónes (2018), e un'essenziale eleganza.

Alex Da Corte ci prende per mano e ci introduce con luci ed ombre nel suo microcosmo immaginario, una sorta di sala giochi rappresentata dal plastico fedele di una cittadina tratta da una serie TV, con insegne di ristoranti popolari e simboli di vita quotidiana americana. The Decorated Shed (2019) è avvolto nel morbido e coloratissimo abbraccio delle pareti della sala tappezzate di moquette floreale che cita nel contempo Robert Venturi e Denise Scott-Brown assieme a Prince.

Interpreta lo spazio in modi molto diversi l'artista tedesca Alexandra Bircken che all'Arsenale crea Exalation (2016) un'installazione con 40 inquietanti figure ricoperte di latex nero appese in alto da scale che suggeriscono precarietà, mentre nell'altra sede, seziona una moto e attacca alla parete Snoopy, 2014 una tuta divaricata come una farfalla.

Per Augustas Serapinas invece lo spazio può cambiare se osservato da altri punti di vista alternativi come quelli dei bagnini che svettano sulle folle talvolta come controllori invisibili. Le sue Chair for the Invigilator - ligh blue (2019), esposte all'Arsenale, ce lo ricordano silenziosamente.

 V. Carol Bove, Ad Minoliti, Khyentse Norbu, Arthur Jafa, Slavs and Tatars, Anthea Hamilton

In entrambe le sedi Carol Bove presenta le sue sculture colorate dalle geometrie che sembrano nascere regolari ed in seguito essere state manomesse, ripiegate, colpite, lacerate e distorte. Sembrano costituite di materia duttile ma in realtà sono di acciaio, dure e prive di poesia come i valori del nostro tempo.

Ad Minoliti intende infrangere le logiche dualistiche del modernismo che vedono la contrapposizione tra maschile e femminile, emotivo e razionale. L'artista trae ispirazione e riflessione dalle case di bambola che, create nel diciassettesimo secolo, funzionano come macchine condizionatrici per relegare e recludere le bambine in ambito domestico e i bambini liberi fuori. Il mondo ludico evocato dai colori e dalle forme delle sue creazioni allude alle estetiche formali di Kandinski o Matisse per essere poi distorte e frammentate in nuove configurazioni. Ai Giardini l'installazione Mural (2019) vede due manichini appena usciti da una favola che osservano enigmatici le opere esposte.

Khyentse Norbu oltre a essere un artista e un filmaker è un lama tibetano del Bhutan seguito e rispettato. Il centro della sua ricerca si innesta sulle eterne domande filosofiche viste nell'ottica del divenire. Alcune immagini presenti all'Arsenale come Untitled (2018) non si sa se sono tratte dalla realtà o dal set.

Per Arthur Jafa gli enormi pneumatici Big Wheel I and Big Wheel II (2018) incatenati, presenti all'Arsenale, sono una convergenza simbolica di molti temi, dal mito degli enormi truck che attraversano le autostrade, che vedono però un declino dell'industria automobilistica che impiegava in larga parte operai neri, alla schiavitù e alla ribellione delle minoranze soggiogate. Un anelito di libertà.

Sempre sul filo dell'ironia si propone il collettivo Slavs and Tatars dalla provenienza euroasiatica tra il Muro di Berlino e la Muraglia cinese. Un territorio sterminato di contaminazione tra Oriente ed Occidente ma anche di traslazioni e traduzioni di linguaggi ed allusioni più o meno irriverenti come l'Acqua di Georg (2019) o le traslitterazioni delle insegne di plastica Tranny Tease - pour Marcel (2009-2016).

Ironia e storia si tessono, è il caso di dirlo, in The new Life (2018), l'installazione avvolgente di Anthea Hamilton dal cognome di origine giamaicana, ma che ha utilizzato il vero disegno distintivo del tartan del clan degli Hamilton. Di forte impatto, l'allestimento che cita mode, cultura pop e design, fa emergere enigmatici i manichini e le farfalle giganti che lo abitano. Anche ai Giardini il motivo della farfalla gigante prende la forma di un divano.

 VI. Anicka Yi, Jimmy Durham, Nabuqi, Ed Atkins, Tavares Strachan, Anthony Hernandez

Forme biologiche e artificiali si articolano in modo strutturale nelle installazioni di Anicka Yi. L'opera Biologizing the Machine - tentacular trouble (2019) è una gigantesca crisalide in cui pulsano insetti meccanici che sembra specchiarsi in un microstagno dove vivono le alghe, mentre sfere acriliche contenenti materiale organico ricordano l'interdipendenza e la deteriorabilità della vita umana e del pianeta a cui nessuno può sfuggire.

Sempre nella dicotomia animale macchina tra organico e inorganico si dispiega la creatività di Jimmy Durham. Materiali di scarto di uso comune come abiti o di provenienza industriale come strutture metalliche, forniscono il supporto per teschi di bisonti che così ne abbozzano la forma in dimensioni reali. Omaggiato con il Leone d'Oro alla carriera, la sua opera testimonia la preoccupazione dell'artista sullo sfruttamento e la distruzione dell'ambiente naturale e degli animali con i quali abbiamo convissuto fino a poco tempo fa.

Anche ai Giardini viene suggerita una macchina animale ad opera di Nabuqi ovvero la mucca/treno su rotaie circolari che gira incessantemente. Nelle intenzioni dell'artista Do real things happen in moments of rationality? (2018) vuole ricreare un ambiente artificiale esteticamente gradevole dove i materiali siano quanto più originali e privi di interventi artistici per esaltarne la purezza formale.

La metamorfosi tra umano e animale, nella fattispecie tra Ed Atkins artista e rappresentazioni di se stesso in guisa di ragno contenuto in una mano o in un piede, colpisce per l'immediatezza. Bloom I (2018) fa parte di una serie di dieci tavole disseminate ai Giardini, dall'estetica assimilabile a quella delle figurine ma che invece suggerisce inquietanti allusioni.

Tavares Strachan si è avventurato nel donchisciottesco progetto di creare un'enciclopedia del mondo denominata Encyclopedia of Invisibility - white (2018) che facesse da contraltare e contenesse tutto ciò che non compare nella celebre Encyclopædia Britannica che rappresenta il simbolo del predominio culturale e dell'imperialismo.

Le fotografie di Anthony Hernandez offrono una visione inedita della sua Los Angeles e inoltre sovvertono l'idea di ripresa metropolitana nella sua immediata naturalezza, infatti i suoi scatti sono filtrati da griglie visive tratte da pensiline o schermature dei vetri anche di mezzi pubblici che l'artista predilige.

 VII. Njideka Akunyili Crosby, Shilpa Gupta, Zhanna Kadyrova, Martine Gutierrez, Nicole Eisenman

Njideka Akunyili Crosby nelle sue magnifiche composizioni figurative ritrae spesso se stessa e la sua famiglia, ma anche interni diversi realizzati con tecniche miste, dalle decalcomanie al pastello, dai tessuti agli acrilici. Le sue rappresentazioni sono al contempo vivaci ed eleganti dai cromatismi tropicali, ma sono anche visioni intime, velate di malinconia che lasciano trasparire un afflato di nostalgia.

Uno dei temi contemporanei più dibattuti attualmente è il concetto di confine, barriera, recinzione, Shilpa Gupta ci mette di fronte a Untitled (2009), un cancello automatico dalle punte acuminate che sbatte sulla parete con fragore e violenza come se avesse una propria volontà di sbattere la testa contro il muro, incrinandolo, infrangendolo, contro tutte le segregazioni e le repressioni.

Le sculture abito realizzate con piastrelle di ceramica di Zhanna Kadyrova sono frutto di un lavoro di recupero proveniente da vecchi edifici o fabbriche dismesse o nel caso dei Giardini da un hotel di Venezia. Anche l'Ucraina produceva tradizionalmente ceramiche utilizzate spesso in edifici pubblici per mosaici decorativi che celebravano lo stile sovietico e che adesso vengono aboliti e distrutti per cancellare le tracce di quel passato.

Modella, artista, fotografa, stilista, autrice e direttrice di “Indigenous Woman”, patinata rivista di moda, Martine Gutierrez, presenta le sue creature magiche, donne che rappresentano le tzitzimime, spiriti autoctoni demonizzate dall'arrivo dei conquistatori ispanici. Tutte le foto presentate provengono dalla sua rivista.

I dipinti figurativi di Nicole Eisenman hanno il potere di far rivivere stili e cromatismi dei maestri del passato ma con i pennelli saldamente ancorati alla realtà contemporanea con tutti i suoi arnesi e simboli come Weeks on the Train (2015) il viaggio solitario in treno di una ragazza in jeans, felpa e zainetto accanto col suo laptop sulle ginocchia.

 VIII. Pad. Nazionali / Arsenale: Madagascar, Ghana, Indonesia, Lussemburgo, Turchia, Arabia Saudita

All'Arsenale uno dei Padiglioni Nazionali più interessanti è l'esordiente Madagascar con un avvolgente allestimento di carte nere pendenti di Joël Andrianomearisoa.

Il Ghana con gli enormi drappi tessuti con materiali di riciclo del già Leone d'Oro 2015 El Anatsui, e i ritratti di Lynette Yiadom-Boakye.

L'Indonesia con Lost Verses propone un'opera complessa e articolata attorno a un proverbio che parla di trasformazione e mediazione.

Il Lussemburgo con Marco Godinho affida ai libri e all'acqua la sua poetica installazione Written by the Water.

Anche la Turchia non manca di catturare l'attenzione con Inci Eviner per la sua riflessione sull'altrove e su migrazioni, interazioni e ricordi.

Infine la monumentale After Illusion dell'artista Zharah Al Gamdi che rappresenta l'Arabia Saudita, ricerca le radici della propria sensazione di familiarità elaborando e lavorando materiali e simboli come conchiglie evocativi del suo ambiente.

 IX. Pad. Nazionali / Giardini: Russia, Belgio, Brasile, Austria, Stati Uniti d'America

Ai Giardini fra i Padiglioni Nazionali più spettacolari primeggia sicuramente la Russia con Lc. 15: 11-3 del regista Alexander Sokurov, ispirato alla Parabola del figliol prodigo, rappresentata dal quadro di Rembrandt, all'Hermitage. Il piano inferiore realizzato da Alexander Shishkin Hokusai ci conduce in un'atmosfera fiamminga e fiammeggiante con The Flemish School (2019) animata da congegni in movimento ovvero sagome che ritmicamente e sonoramente si piegano e si alzano.

Sempre manichini ma di tutt'altro segno sono quelli rassicuranti di un mondo quasi perfetto, ma ormai perduto o meglio mai esistito di bravi artigiani al lavoro, quello messo in scena dal Belgio con Mondo Cane del duo Jos de Gruyter & Harald Thys che però è circondato da loschi figuri, psicopatici ed emarginati, mondi separati dove nessuno riconosce o si accorge dell'altro.

Sono invece vivissimi i corpi danzanti quelli che magnetizzano lo sguardo entrando nello spazio del Brasile con Swinguerra il progetto degli artisti Bárbara Wagner e Benjamin de Burca che si ispira alla cultura popolare che fonde religione evangelica, musica rap e brega e secondo il curatore con «corpi prevalentemente neri sullo schermo (molti dei quali di genere non-binario)».

Tematiche femminili ma non solo invece per l'Austria con Discordo Ergo Sum un progetto di Renate Bertlmann che sottolinea l'ambivalenza dell'esperienza umana dell'amore e della violenza con l'allestimento di un giardino formalmente rigoroso infilzato da rose-coltello.

Liberty / Libertà per gli Stati Uniti d'America sembra essere un'affermazione e le sculture dell'artista Martin Puryear realizzate in materiali tradizionali che vanno dal legno al vimini, dal catrame al cotone, lo confermano. L'artista rivendica la fedeltà ai suoi valori e alle sue scelte filosofiche di libertà, responsabilità, democrazia, come beni comuni e comprensibili legati alla cultura materiale storica che attraversa e si intreccia anche a tempi e civiltà assai distanti tra loro.

 X. Pad. Nazionali / Giudecca: Islanda

Ed infine per chiudere in bellezza alla Giudecca la scenografica installazione multisensoriale Chromo Sapiens di Hrafnhildur Arnardóttir / Shoplifter a rappresentare l'Islanda. Attraverso una foresta di extension di coloratissimi capelli sintetici, il percorso cromatico in queste grotte sorprendenti avvolge, accarezza, sfiora, stupisce il visitatore che vi si introduce invitandolo all'abbandono e all'esplorazione interiore in un universo psichedelico fatto di suoni, luci, arborescenze, amichevoli sensazioni tattili.

 Eventi collaterali e mostre in città: Alberto Burri, Sean Scully, Pino Pascali

La Fondazione Giorgio Cini dedica ad Alberto Burri (Città di Castello, 1915-1995) in concomitanza con la 58. Mostra Internazionale d'Arte di Venezia, la mostra Burri. La pittura, irriducibile presenza, che la Fondazione Giorgio Cini ospita nella la propria sede all'Isola di San Giorgio Maggiore. L'esposizione, a cura di Bruno Corà, è promossa da Fondazione Cini e Fondazione Burri in collaborazione con Tornabuoni Art.
Pensato appositamente per Venezia, il percorso del maestro dell'Informale viene celebrato con 50 opere, dalle Combustioni (1953) ai Sacchi (1949-50) per culminare nei mitici Cretti (1970). Oltre alla potenza espressiva che ha ispirato schiere di artisti, la rigorosa scelta dei materiali e dei cromatismi fanno emergere un lato di raffinata e sobria eleganza nelle sue composizioni.

Fondazione Giorgio Cini
Isola di San Giorgio Maggiore

Sempre nell'isola, all'interno della Basilica di San Giorgio Maggiore Sean Scully per la mostra Human ha aperto un dialogo con le opere della chiesa benedettina del XVI secolo. La coloratissima Opulent Ascension si innalza al centro della cupola come una torre verso l'infinito.

Basilica di San Giorgio Maggiore e Officina dell'Arte Spirituale
Isola di San Giorgio Maggiore

Tra gli Eventi Collaterali a cinquant'anni dalla scomparsa di Pino Pascali il ritrovamento di 160 scatti fotografici e l'acquisizione di disegni e bozzetti pubblicitari rivela un metodo di progettazione e disegno che ha indirizzato anche il suo percorso artistico di scultore. A Palazzo Cavanis, la mostra Dall'Immagine alla Forma (From image to shape) si snoda attraverso tematiche legate all'acqua, dalle pozzanghere al mare, dalle barche ai porti e al mondo dell'infanzia.

Palazzo Cavanis
Fondamenta delle Zattere, Dorsoduro, 920 - Venezia



58. BIENNALE DI VENEZIA
May You Live in Interesting Times

Venezia, Giardini - Arsenale - Eventi collaterali, Varie sedi
 11 MAY - 24 NOV. 2019 
from tuesday to sunday: 10.00 - 18.00 | closed on mondays
www.labiennale.org

may-nov. 2019, Venezia 
text: Gabriella Masiello 


0.
Ralph Rugoff, Curatore della 58. Esposizione Internazionale d'Arte - May You Live in Interesting Times | Venezia 2019. photo by: Jacopo Salvi
Lara Favaretto / Thinking Head / 2017-19
I.

II.
Lara Favaretto / Blocking, Buffering, Dragging, Overburning, Sniffing / 2019
Enrico David, Chiara Fumai, Liliana Moro / Né Altra Né Questa: La sfida al Labirinto / 2019
III.

IV.
Christian Marclay / 48 War Movies / 2019
Stan Douglas / Doppelgänger / 2019
V.

VI.
Zanele Muholi / Various works / 2016-2019
Kemang Wa Lehulere / Dead Eye / 2018
VII.

VIII.
Jill Mulleady / Riot on the Holodeck / 2018
Mari Katayama / On the way home #001 (left), On the way home #005 (right) / 2016
IX.

X.
Sun Yuan & Peng Yu / >Can't Help Myself / 2016
Otobong Nkanga / Veins Aligned - Menzione speciale della giuria / 2018
XI.

XII.
Christine & Margaret Wertheim / Pod World / 2006-2016
Maria Loboda / Land of Abandoned Success (L'Argile Humide) / 2017
XIII.

XIV.
Ulrike Müller / Various Works / 2018
Alex Da Corte / The Decorated Shed / 2019
XV.

XVI.
Alexandra Bircken / Exalation / 2019
Augustas Serapinas / Chair for the Invigilator - ligh blue / 2019
XVII.

XVIII.
Carol Bove / Bather / 2019
Ad Minoliti / Cubes / 2019
XIX.

XX.
Khyentse Norbu / Untitled / 2018
Arthur Jafa / Big Wheel I and Big Wheel II - Leone d'Oro</em> per il miglior artista partecipante / 2018
XXI.

XXII.
Slavs and Tatars / Acqua di Georg / 2019
Anthea Hamilton / The new Life / 2018
XXIII.

XXIV.
Anicka Yi / Biologizing the Machine - tentacular trouble / 2019
Jimmy Durham / Various works - God’s Children. God’s Poems, Leone d'Oro alla carriera / 2017
XXV.

XXVI.
Nabuqi / Do real things happen in moments of rationality? / 2018
Ed Atkins / Bloom I / 2018
XXVII.

XXVIII.
Tavares Strachan / Encyclopedia of Invisibility - white / 2018
Anthony Hernandez / Photo from the series Screened Pictures / 2017
XXIX.

XXX.
>Njideka Akunyili Crosby / And we begin to let go / 2013
Shilpa Gupta / Untitled / 2009
XXXI.

XXXII.
Zhanna Kadyrova /  Second Hand | Mannequin / 2017
Martine Gutierrez / Demons, Xochiquetzal “Flower Quetzal” | Demons, Tlazoteotl “Eater of Filth” | Demons, Chin “Demon of Lust” / From “Indigenous Woman” / 2018
XXXIII.

XXXIV.
Nicole Eisenman / Weeks on the Train / 2015
Joël Andrianomearisoa / I Have Forgotten The Night - Madagascar Pavilion / 2019
XXXV.

XXXVI.
El Anatsui / Earth Shedding its Skin / Ghana Freedom - Ghana Pavilion / 2019
Lynette Yiadom-Boakye / Just Amongst Ourselves / Ghana Freedom - Ghana Pavilion / 2017
XXXVII.

XXXVIII.
Handiwirman Saputra,  Syagini Ratna Wulan / Lost Verses - “akal tak sekali datang, runding tak sekali tiba” / Indonesia Pavilion / 2019
Marco Godinho / Written by the Water / Luxembourg Pavilion  / 2019
XXXIX.

XL.
Inci Eviner / We, Elsewhere / Turkish Pavilion / 2019
Zharah Al Gamdi / After Illusion / Saudi Arabia Pavilion / 2019
XLI.

XLII.
Alexander Shishkin Hokusai / The Flemish School - Close up of the model of the installation / Russia Pavilion / 2019
Jos de Gruyter & Harald Thys / Mondo Cane / Belgium Pavilion / 2019
XLIII.

XLIV.
Bárbara Wagner & Benjamin de Burca / Swinguerra / Brazil Pavilion / 2019
Renate Bertlmann / Discordo Ergo Sum / Austria Pavilion / 2019
XLV.

XLVI.
Martin Puryearn / Liberty / Libertà / USA Pavilion / 2019
Hrafnhildur Arnardóttir / Shoplifter / Chromo Sapiens / Iceland Pavilion / 2019
XLVII.

XLVIII.
Alberto Burri / Cretto G3 - Acrovinilico su cellotex / 1975
Sean Scully / Opulent Ascension / 2019
XLIX.

L.
Pino Pascali / 9mq di pozzanghere / 1967

 
































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