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 L'ISOLA DEL GIORNO DOPO
 5 progetti per Tel Aviv a Venezia


L'isola del giorno dopo è l'evento espositivo ideato e curato da David Palterer e Norberto V. Medardi nel Padiglione Israeliano della 9. Mostra Internazionale di Architettura METHAMORPH in corso in questi giorni a La Biennale di Venezia. Il tema della metamorfosi, che caratterizza questa edizione diretta da Kurt W. Forster, coinvolge l'intero padiglione teso alla rilettura critica ed evolutiva di Tel Aviv, città che - vero e proprio laboratorio architettonico all'aperto - vede oggi nel mare una potenziale frontiera espansiva. Merito degli autori della mostra è sicuramente l'aver posto tale questione ad ex esponenti Radicals - Andrea Branzi, Gilberto Corretti (Archizoom), Peter Cook (Archigram), Coop Himmelb(l)au, Adolfo Natalini, (Superstudio), Manfred Ortner e Laurids Ortner (Haus-Rucker-Co) - ottenendo cinque interessanti proposte progettuali.

L'evoluzione architettonica della fascia litoranea della città di Tel Aviv è il tema che unisce Metamorphosisrael - Back to the Sea, la suggestiva rassegna di progetti architettonici presentati nel Padiglione israeliano per la Biennale di Architettura.
In particolare L'isola del giorno dopo, la mostra a cura di David Palterer e Norberto V. Medardi, cerca di esplorare quale sia il possibile futuro di 70 anni intensi di relazione tra mare e città. 16 km di spiaggia "pastorale" che - dopo una rapidissima successione di eventi - partecipando di un clima fortemente sperimentale, si sono via via trasformati - per usare le parole di Peter Cook - in "una 'ispirata' concrete-and-air metropoli generata dall'architettura Modernista" che vanta oggi oltre 4000 esemplari abitativi riconducibili alle teorie del Bauhaus.
Recentemente proclamata dall'Unesco "elemento integrale del patrimonio culturale mondiale", Tel Aviv si è dimostrata negli anni concretamente predisposta ad accogliere le più moderne teorie urbane ed architettoniche. Ed oggi, nell'ex capitale israeliana, cominciano a manifestarsi - specie con l'idea di uno sviluppo territoriale attraverso la creazione di isole artificiali - i primi interessi per un'estensione verso il mare.
Da qui l'idea di accogliere tale sfida proponendo concetti ed idee: una piattaforma di riferimento per progetti futuri. Nel mare di Tel Aviv, ad una distanza dalla costa di circa 2 km, le isole - di circa un chilometro quadrato, con edifici a destinazione plurifunzionale: residenziale, commerciale, terziario, entertainment - saranno collegate alla terraferma per mezzo di ponti.
Per questi progetti utopici - ma non troppo - i curatori della mostra hanno ritenuto interessante chiamare in causa alcuni ex Radicals, verificando con loro la metamorfosi della città, ma al contempo la metamorfosi delle utopie ed i suoi ruoli nell'architettura; non ultima la metamorfosi dell'architetto ed il suo linguaggio.
Non avendo più gruppi costituiti, non è stato possibile interpellare le entità storiche dei team e si è ritenuto valido adottare un sistema di rappresentatività che non ha dimenticato le radici originarie del "movimento" che, nato proprio a Firenze, ha toccato diversi paesi europei.
Se per ognuno dei cinque protagonisti della esposizione il periodo Radical sia stata una stagione votata a vacue nostalgie per il futuro ovvero - come sostiene nel suo concentrato e coeso saggio Lara-Vinca Masini - il primo passo di una pratica dialogica vissuta dall'architettura "con le avanguardie storiche e con le nuove avanguardie visive, assumendone il linguaggio nella propria operatività" è ancora materia di appassionata discussione fra critici - i 3 saggi introduttivi al catalogo sono di Fulvio Irace, Gianni Pettena e, appunto, Lara-Vinca Masini.
Resta comunque nelle attuali proposte un'allure sperimentale, un sapore materico, di sfrido, di ibridamente inconcluso e indeterminato che affascina lo sguardo e ne sfugge la presa definitiva.
Se Andrea Branzi, GilbertoCorretti e Luca Corretti (con Jacopo Maria Piagnoni) con La Diaspora delle Isole affrontano il tema del "territorio migrante" come una ricerca volta a "progetti provvisori, territori mobili e attraversabili, fondazioni provvisorie e sistemi incompleti", dal canto suo Peter Cook con TA Tech-Neck (Tel Aviv Technical Link) coinvolge il tema espansivo del Nek (lingua di terra) al tema urbanistico dei link (collegamenti urbani e terra-mare). E se in Tel Aviv Marina Tower, il progetto "manifesto" di Coop Himmelb(l)au (Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky + Wolfdieter Dreibholz - Design Architect: Sophie Grell) c'è una vibrante professione di fede nella città come luogo della "diversità e discrepanza" sostenute da "strutture sfruttabili", in 47th City. Sea-City di Manfred Ortner e Laurids Ortner si paventa l'insorgere di avveniristiche escrescenze artificiali, di città-imbuto verticali coronate da torri e razzi da trasporto, mentre in No-Man's Land To Man's Land intimamente solari appaiono i sensuali, liquorosi acquarelli e gli schizzi di Adolfo Natalini, quasi a riscoprire lembi di una mediterraneità - tutta ancora da ri-scrivere e ri-progettare -, in cui biografia privata e storia urbana occidentale s'incrociano e s'imbricano con l'alterità sognante di un altrove marino; in un porto-falce che è crogiuolo di vita - e di morte.


METAMORPH. IX Biennale di Architettura di Venezia
Direttore / Director: Kurt W. Forster
Venezia, Arsenale (Corderie e Artiglierie) - Giardini della Biennale
12 settembre - 7 novembre 2004
www.labiennale.org/it/architettura

Back To the Sea - Padiglione Israeliano
http://www.labiennale-israelipavilion.org

a cura di: 
Umberto Rovelli 

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