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 DONNA&DESIGN


Nell'ambito dell'iniziativa Domina dedicata all'universo femminile, la delegazione territoriale ADI Centro ha promosso a Roma la mostra Donna & Design, riservata a lavori e progetti di donne designer.

La mostra, articolata in due sezioni a cura di Stefania Bedoni - Vicepresidente ADI Centro - con la collaborazione di alcune socie della delegazione, è stata ospitata dall'11 giugno al 1° luglio nelle sale del Museo Pietro Canonica nella magnifica cornice di Villa Borghese.
La prima sezione, dedicata ai lavori delle donne iscritte al Dipartimento Progettisti dell'ADI, raccoglieva una serie di tavole nelle quali ciascuna di loro si racconta, ed illustra il suo lavoro.
La seconda comprendeva alcuni oggetti molto diversi tra loro, esemplificativi del vasto campo d'attività delle designer, scelti tra quelli selezionati negli ADI Design Index degli ultimi sei anni. In questa sezione è dedicato particolare spazio a quelle donne che hanno vinto il Premio Compasso d'Oro, che hanno contribuito alla fondazione e alla crescita dell'ADI e soprattutto all'affermazione del design italiano nel mondo.

Personaggi storici come Anna Castelli Ferrieri, Gae Aulenti, Cini Boeri, e Renata Bonfanti, sono state rappresentate con alcuni dei loro più importanti lavori, affiancati dai progetti di più giovani designer, altrettanto note.

Intramontabili pezzi di storia del design, come il sistema Componibile Tondo di Anna Castelli Ferrieri, danno la sensazione, vedendoli, di incontrare dei vecchi, importanti amici. Progettato per rispondere alle diverse esigenze dei vari ambienti della casa, Componibile Tondo è realizzato in ABS e presenta una linea attuale e rigorosa pur in una certa giocosa funzionalità.
Numerosi i divani e le poltrone proposti, da Malmö e Fjord, entrambi di Patricia Urquiola, realizzati in espanso poliuretanico schiumato a freddo e struttura interna in acciaio a Brigadier, ideato da Cini Boeri e prodotto con struttura in legno verniciato poliestere e cuscini per la seduta e lo schienale in poliuretano espanso ad alta resilienza.
L'evanescente tavolo Lunario sempre di Cini Boeri, lo storico tavolo Jumbo di Gae Aulenti, la filiforme poltrona Spider di Luisa Bocchietto.
Tra i complementi d'arredo, il tappeto Kenia di Renata Bonfanti, il candeliere Spring is Coming di Marta Laudani e, per la stanza da bagno, il w.c. con cassetta Bohemien di Terri Pecora e i rubinetti Consolle di Giovanna Talocci.

Giocano con la tecnologia i sistemi di illuminazione esposti alla mostra; proposta in una essenziale linearità formale, la lampada da terra Ara, firmata da Ilaria Marelli, si è aggiudicata il premio Light of the future 2004, promosso da Unione Europea e Fiera di Francoforte.
Più ricca e sorprendente la lampada a sospensione Caboche ideata da Patricia Urquiola ed Eliana Gerotto, affiancando 189 sfere in polimetilmetacrilato trasparente che moltiplicano la luce e, grazie alla disposizione circolare, consentono una intensa illuminazione riflessa sul soffitto e diretta sul piano sottostante.
Solo apparentemente tradizionale, la recentissima Lampa-Daria di Luisa Bocchietto, presenta una calotta esterna di oltre un metro di diametro che si rifà al classico lampadario in tessuto, riproponendolo però in un nuovo materiale che sfrutta le potenzialità dello stampaggio rotazionale. All'interno, due distinte sorgenti luminose possono essere accese indipendentemente o contemporaneamente, per avere diversi livelli di luminosità.
Carlotta de Bevilacqua espone l'elegante e colorata lampada da terra Tet-tan ed una più sobria ed affascinante lampada da tavolo: Sui.

A completare la mostra, diversi progetti studiati per accompagnare le piccole, grandi incombenze delle attività quotidiane tra le mura domestiche. Innanzitutto, l'affusolata scopa elettrica Tabata sviluppata da Francesca Cester, cui si affiancano numerose proposte per la tavola: i complementi Edo di Francesca Bosa e le ciotole Kong Ki di Sung Sook Kim, i bicchieri Diamante e la serie Mediterraneo: Mediterraneo servizi di piatti, Mediterraneo candelabro e Mediterraneo servito tè/caffè di Marta Laudani.
Non mancavano un orologio sveglia, lo zoomorfo Kamilla di Paola Pinnavaia; un progetto di maniglia, HR352 di Odile Decq; un contenitore multiuso rivestito da mille setole, Brosse di Inga Sempé ed una borsa che funge anche da fasciatoio ideata da Terri Pecora. A completare l'omogeneità di tutto c'è poi Fausta Orecchio, donna capitolina creativa presente con un libro per bambini intitolato Il mondo invisibile ed altri racconti. Andato esaurito, è stato esposto Capitan Omicidio.

Materiali e tecnologia si coniugano efficacemente nella calzatura da lavoro Neptune di Cristina Toscanini, per ottenere una soluzione leggera e confortevole. In particolare, per la tomaia è stato utilizzato un tessuto bielastico che, oltre a conferire un elevato comfort, fornisce resistenza allo stappo e permeabilità al vapor d'acqua. Per quanto riguarda l'aspetto sicurezza, è stato impiegato un puntale in alluminio brevettato, la calzatura risulta impermeabile grazie al ricorso alla tecnologia Outdry, mentre la suola in gomma, iniettata direttamente sulla tomaia, è caratterizzata da leggerezza e stabilità sul terreno.

In merito alla manifestazione, Carlo Forcolini, Presidente ADI Nazionale, ha affermato:
«Ogniqualvolta si pone la questione dell'opera delle donne, e dunque del loro stesso ruolo nella storia e nell'attualità sociale, mi sento un po' a disagio. Il fondato sospetto di assumere il ruolo dell'entomologo che gioisce nel mostrare il territorio d'azione di uno straordinario genere di farfalla, mi mette in serio imbarazzo. Perché davvero, dalle quote rosa alle mostre loro dedicate, si ha la paradossale sensazione di dover rimediare, in qualche modo, alla marginalizzazione del ruolo di quella metà del cielo che la vita, oltre a progettarla, la dona. E tuttavia non fare qualcosa, anche se contraddittorio, vorrebbe dire continuare a sostenere ciò che per i più avveduti è del tutto insostenibile: la separatezza e la subordinazione del ruolo della donna. Dunque nel grande mondo del design troviamo straordinarie personalità sia femminili sia maschili che hanno contribuito con la loro diversità, non di sesso, ma intellettuale e immaginativa, all'affermarsi della cultura del fare propria della nostra modernità. In questa mostra, la rappresentazione del design nell'opera di professioniste donne può stimolare l'analisi su alcuni aspetti che, lungi dall'essere generalizzabili come caratteristiche proprie del progettare femminile, segnano però una differenza. L'attenzione ai comportamenti nel rapporto tra oggetto e utente, il rapporto col corpo e in alcune protagoniste l'innovativo e raffinato uso delle sezioni e delle superfici curve, ben prima della bombastica e volgare bombolosità di molto design attuale. L'apparente minimalismo di matrice razionalista che nulla ha a che vedere con il minimalismo modaiolo degli ultimi anni e, là dove le tecnologie e l'uso di materiali artificiali diventano vincoli quasi insopportabili, la fuga nell'immaginario mai gratuita.
Mi piace anche pensare che questa mostra sia un pubblico ringraziamento a tutte le donne, e sono davvero tante, che, diversamente impegnate nei vari ambiti del progetto, hanno contribuito e sempre più contribuiscono alla leadership del design italiano. Un fenomeno di rara longevità culturale ed economica che continua ad essere la più bella vetrina dell'Italia nel mondo».

E questo è stato il commento di Stefania Bedoni, curatrice della mostra:
«Tutti gli oggetti che ci circondano e che usiamo quotidianamente, per essere realizzati, devono essere progettati e disegnati. Con questa mostra ci siamo proposti di far conoscere, esponendo prodotti molto diversi tra loro ma tutti di eccellenza, il lavoro di alcune donne progettiste e di aziende che affidano al Design il valore aggiunto del loro fare. L'importanza della mostra è testimoniata attraverso la scelta di alcuni pezzi celebri di progettiste storiche, e di più giovani donne designer, altrettanto conosciute.
La maggior parte delle progettiste e delle aziende invitate sono iscritte all'ADI, Associazione per il Disegno Industriale. Alle non iscritte, l'ADI ha lo stesso riconosciuto un valore di merito inserendo i loro prodotti nella sua selezione annuale. È tra questi prodotti selezionati che una Giuria internazionale assegna, ogni tre anni, il Premio Compasso d'Oro ADI che dal 1956 costituisce il più importante riconoscimento al progetto, al prodotto e all'innovazione. La collezione storica dei premi, un vero e proprio documento in progress, è conservata a cura dalla Fondazione ADI e dal 2004, a seguito del riconoscimento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali fa parte del patrimonio storico-artistico nazionale».

La mostra è stata organizzata con la partecipazione di ADI Nazionale ed ADI Centro, con la collaborazione di Renza Fornaroli, Marika Aakesson, Arianna Sodano per la segreteria organizzativa, di Frida Ferraro per la grafica e della Marco Colasanti Design per i video.


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ADI Direzione Nazionale
www.adi-design.org
ADI Centro
www.adi-design.org/centro.asp
a cura di: 
Federica Capoduri 

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ha collaborato:
Martin Rance

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