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 SEGIS AUREA. TOSCANA FELIX
 Nota in margine al XXI Premio Compasso d'Oro ADI 2008


Anche quest'anno l'esperienza progettuale e la maturità produttiva toscane godono della massima visibilità nella premiazione del XXI Compasso d'Oro ADI.

Se nel 2004 il riconoscimento premiava la storia complessiva della Piaggio quest'anno è un'eccezionale seduta, la R606 Uno, sincera sintesi fra ricerca tecnologica estrema – Renzo Fauciglietti Engineering – e pulizia progettuale di sentore archetipicoBartoli Design –, a ricevere il più importante premio nazionale dedicato al design. Premio che quest'anno è stato straordinariamente assegnato il 26 giugno 2008 nella splendida cornice della Reggia di Venaria – complesso monumentale in provincia di Torino che «restituito alla collettività da uno straordinario restauro» – come ha notato la presidente ADI Luisa Bocchietto –, «diventa luogo di incontro tra il passato ed il presente per celebrare accanto all’arte ed all’architettura, una disciplina espressiva contemporanea: il design industriale».

Il design rigoroso e la sorprendente consistenza gommosa della sedia R606 Uno, prodotta da Segis – azienda toscana fondata nel 1983 da Franco Dominici e cresciuta rapidamente in un quarto di secolo anche grazie all'incontro e l'art direction dell'eccellente e umilissimo Carlo Bartoli –, saranno presenti in mostra da luglio, insieme agli altri 9 premiati ed ai 75 segnalati dalla giuria presieduta dal pluripremiato Mario Bellini – ben 8 l'ineguagliato primato dei suoi Compasso d'Oro ADI – e composta da Chew Moh-Jin, Lieven Daenens, Carla Di Francesco, Carlo Forcolini, Norbert Linke, Emanuele Pirella, e Richard R. Whitaker.
Fino a tutto agosto, quindi, in mostra a Venaria saranno sia L'Oro del Design Italiano – con la Collezione Storica del Compasso d’Oro di oltre 400 oggetti relativi alle passate edizioni – sia questo nuovo capitolo di una storia davvero prestigiosa che costituisce l'ideale integrazione – come testimonia ancora dalla stessa Bocchietto – di «uno dei più vasti tracciati documentali del design».

Come anticipato salutiamo positivamente, nel complesso, gli esiti del concorso che, tra l'altro quest'anno ha ulteriormente riconosciuto il valore creativo della Toscana anche con la segnalazione del Progetto Veicolo Minimo, il prototipo di bicicletta pieghevole progettato da Alessandro Belli per Tecnologie Urbane.

L'idea generale che se trae dall'intera manifestazione, da un lato conferma e continua la tradizione di sobrietà – sorta di ligne claire che costituisce uno dei fil rouge più consistenti e durevoli del design italiano –, dall'altro pone sempre più in rilievo la crescente incidenza della complessità – multidisciplinare, tecnica, organizzativa, distributiva e di marketing, ma soprattutto tecnologica – nella professione del designer oggi.
Ricevono quindi premi – e segnalazioni – innanzitutto progetti in cui il nesso e la rilevanza tecnologica è ad altissimi livelli, col conseguente, quasi inevitabile, risultato di porre in luce realtà imprenditoriali già consolidate – per i costi che la ricerca comporta – e collaudate figure professionali di medio o lungo corso – che, per i medesimi rischi economici insiti nella progettazione innovativa, vengono preferite, a torto o a ragione, a chi da soli pochi lustri è uscito da un sistema formativo poco benignamente valutato dall'imprenditoria.

Su quest'ultimo punto un raffronto sulle «età dell'Oro» può, forse, essere utile. Pochissimi nella storia i Compassi d'Oro under 30 – Mario Bellini (27), Richard Sapper (28), Isao Hosoe (28), Matteo Ragni (29). Già discreto il numero degli under 40 che di per sé costituisce un gruppo di personaggi mitici ma non esaustivo del gotha del design italiano – Roberto Sambonet (32), Renata Bonfanti (33), Gino Valle (33), Massimo Vignelli (33), Vinicio Vianello (34), Enzo Mari (35), Rodolfo Bonetto (35), Tobia Scarpa (35), Giulio Iacchetti (35), Sergio Asti (36), Roberto Menghi (36), Konstantin Grcic (36), Achille Castiglioni (37), Bob Noorda (37), Joe Colombo (37), Emilio Ambasz (38), Marco Zanuso (40), Vittorio Gregotti (40), Paolo Rizzatto (40). Quadro che, con qualche defezione – soprattutto nel progetto al femminile, patologicamente raro e maturo: Franca Helg (44), Cini Boeri (55) e Anna Castelli Ferrieri (67) –, possiamo considerare esaustivo una volta compresi anche gli under 50 – Makio Hasuike (41), Ugo La Pietra (41), Giancarlo Piretti (41), Gino Colombini (42), Paolo Lomazzi (43), Alberto Meda (44), Donato D'Urbino (44), Bruno Munari (47), Ettore Sottsass (47), Vico Magistretti (47), Alessandro Mendini (48), Marc Sadler (48), George Sowden (49), Bruno Gecchelin (50). Ed è al di sotto si tale borderline che si attesta l'ideale «età dell'Oro» espressa fin qui dal premio.

I numeri di quest'anno parlano invece di un premio apparentemente costretto tra due istanze: da un lato l'iterazione di figure professionali già note – figlia fors'anche del diffuso fenomeno di accentramento delle commesse –, dall'altro il tardivo riconoscimento di percorsi off o comunque non facilmente riconducibili a militanze – e perizie – aziendali indigene di lunga data. Si assiste così alla quarta premiazione dello storico gruppo Pininfarina (78 anni di esperienza sul campo) e dell'eccellente Paolo Rizzatto (67), la terza degli ottimi Marc Sadler (62), Alberto Meda (63), la seconda dei maestri Toyo Ito (67) e Italo Lupi (74) che, sommati insieme, rappresentano una considerevole percentuale (40%) di premi ri-aggiudicati rispetto ad un 60% costituito, come detto, da tardivi riconoscimenti come quelli dei mitici Eero Arnio (76) e Ron Arad (57), da solidissime, fattive e generose carriere come quelle dei già menzionati Carlo Bartoli (77) e Renzo Fauciglietti (67), da studi con oltre un quarto di secolo di vita come Lazzerini Pickering e Farr Yacht Design, nonché dagli ottimi partner di Italo Lupi, Ico Migliore (52) e Mara Servetto (51). Come si vede da questa classifica (un po' arida e impietosa – ce ne scusiamo –, ma necessaria per dar sostegno a quanto si dirà più avanti) restano fuori soltanto i membri del gruppo CuldeSac composto da 5 designer tra i 34 e i 41 anni.

Secondo questo taglio interpretativo già la sola precedente edizione sarebbe da ritenere più varia nei temi (si ricorderà la novità assoluta del premio all'arredo urbano, l'immagine coordinata, il progetto editoriale) e più giovane nelle scelte: accanto infatti alle giustificatissime affermazioni di Giancarlo Iliprandi (79), Guido Canali (70), Pierluigi Cerri (65), Toyo Ito (63) e Isao Hosoe (62), dopo uno sparuto e pimpante gruppo di 50enni autre – Bruno Rainaldi, Jacques Herzog e Pierre de Meuron – e recenti 40enni – Alessandro Colombo (41) e Monica Fumagalli (43) – i professionisti under 40 hanno quasi rischiato di farla da padroni nel XX Compasso d'Oro ADI – Eoos Deesign (Bergmann 41 + Bohmann 36 + Gründl 37), Harri Koskinen (34), Peter Solomon (39), Lorenzo Gecchelin (33) e il percentualmente precoce Studio Zelig.

Questa breve – e parzialissima – lettura tende così ad evidenziare uno spostamento del target di riferimento del premio di almeno 10-15 anni rispetto alla precedente generazione e di circa 8/10 anni rispetto alla precedente edizione. Ciò, si badi, in un contesto in cui non sempre sono chiari i confini fra Arte e Moda è sicuramente l'apprezzabile sintomo di un premio «adulto» che manifesta un desiderio di tenuta e resistenza nella prassi progetttuale, ma presta il fianco alla critica di chi – soprattutto tra le nuove generazioni – non può non intendere, nelle riconferme e nell'assestamento verso l'alto della «età dell'Oro» del terzo millennio, una sorta di china «ricorsiva» quando non addirittura «autoreferenziale» e/o «commemorativa» del Compasso d'Oro ADI.

E ancora, se da un lato l'innalzamento della borderline di eccellenza propria della «disciplina espressiva contemporanea» tende a rimarcare quanto e come la professione del designer si stia trasformando, al pari dell'architettura, in un'arte lunga – avara di riconoscimenti nella prima metà della vita e più benigna nella maturità –, d'altro canto proprio questa medesima restrizione di campo può suscitare confusione a tutto danno della categoria dei Premi alla Carriera – dei quali occorre dire tutto il bene possibile, in particolare per quello assegnato a Renato De Fusco la cui attività critica svolge tuttora un fondamentale contributo sia nella definizione identitaria di una professione polimorfa e sfuggente come quella del designer, sia nella vigile attenzione nei riguardi delle nuove leve del design (e dei nuovi approcci al progetto), sia nell'intelligente sforzo profuso nel campo della formazione con la copiosa messe di volumi (oltre 40), saggi e articoli della sua (incredibilmente longeva) rivista Op. cit.

E' dunque opportuno, a questo punto, perimetrare e delimitare la critica per non travisarne il senso. Se ci si permette di disquisire sui pesi e le attribuzioni del Compasso d'Oro ADI lo si fa in ragione di una certezza, un a priori indimostrabile che attribuisce comunque al premio il ruolo assoluto di catalizzatore delle reali eccellenze del periodo di pertinenza. Vale a dire che si dà per scontato che, nel complessivo novero di premiati e segnalati, siano certamente inclusi tutti i prodotti rilevanti dei tre anni considerati. Ipotesi questa che riposa innanzitutto sulla forza della rete costituita dagli Osservatori territoriali e, in secondo luogo, sull'intuibile rapporto favorevole fra il numero complessivo abbastanza elevato dei prodotti segnalati e premiati e quello abbastanza ridotto (plausibilmente stimabile, per eccesso, in 20-25 unità) delle eccellenze che un contesto produttivo – pur agguerrito come quello italiano –, è in grado di realizzare in un triennio.

Le nostre riserve dunque sottendono, al più, ad una sfumatura critica, uno spostamento di accento che avrebbe reso assai più convinta questa nota. Si tratta infatti di un «spostamento d'accento» che rischia di ledere l'immagine complessiva di un premio dandole le sembianze di una competizione introversamente rivolta su sé stessa, ineluttabilmente indotta ad escludere – o quasi – dalla vittoria giovani aziende e designer under 40 che raramente hanno la possibilità di accedere a contesti tecnologici molto sofisticati. E – senza nulla volerne ad autori e giuria – spiace a maggior ragione quest'anno:

  • in primo luogo in quanto gli spazi per un progetto riconducibile ad un retroterra esperienziale non ancora saldissimo e freelance (analoghi a quanto è successo nel 2004 per lo spremiagrumi LaTina di Lorenzo Gecchelin e la collezione di sedute Muu di Harri Koskinen) è stato comunque mantenuto ma se lo sono aggiudicati il progetto – pur notevole – di Eero Arnio e lo studio valenciano CuldeSac (ci si perdoni il nazionalismo ma 5 progetti su 10 firmati da autori stranieri non sono forse un po' troppi per un riconoscimento che, almeno a parole, non vede molto positivamente la deriva esterofila che ha coinvolto e non di rado «snaturato» molte realtà imprenditoriali storiche?);

  • in seconda battuta perché i prodotti emergenti dal premio concorrono a rimarcare contesti progettuali-aziendali in cui il rapporto persona-struttura è sempre più asimmetrico: contesti, cioè, in cui la marginalità del designer e del suo ruolo decisionale trova giustificazione nell'altissimo coinvolgimento dello staff di progetto con normatività espresse dal mondo della tecnologia – escamotage oggi in gran voga per evitare i rischi della copia. Marginalità che si esplica in un ruolo solo nominalmente direttivo del designer – l'innovazione è assai più aziendale, strutturale e preordinata che imputabile all'esperienza, al talento e all'estro individuale –, determinando scelte progettuali poco disposte al rischio, costituite perlopiù da minime, rarefatte varianti e variazioni dal codice, di cui sfugge ai più la pertinenza e l'efficacia e che risultano valutabili ed apprezzabili quasi esclusivamente da altri operatori di settore, altrettanto edotti delle difficoltà insite nel ramo se non addirittura nella tipologia di prodotto: un design forse definibile «professionistico», poco «autorale», eccessivamente disposto ad investire nelle proprietà mimetiche del linguaggio minimal;

  • quasi un corollario della precedente è poi la netta sensazione di un innalzamento dei «gradi di separazione» fra pubblico e prodotti segnalati dal premio. Innanzitutto perchè se non proprio afferenti al mercato del «lusso» – bacino che la globalizzazione di questo millennio ha reso più concorrenziale, ma anche più ampio – risultano in gran parte di fascia molto alta. In secondo luogo – anche in quanto originati da contesti produttivi che, come si accennava, paiono più riflessivi che sorgivi –, molti degli oggetti segnalati manifestano una perdita secca delle note tipiche della domesticità: ovvero tutte gli «sfridi», le ibridazioni e le nuance riferibili all'informalità, l'intimità e il corpo che contraddistinguono la vita vissuta – su questo punto è davvero sintomatica l'esclusione dal premio di Patricia Urquiola. Un combinato disposto – costo e tiepido nitore progettuale – che riduce le valenze di riconoscibilità degli stessi prodotti da parte del pubblico – che non percepisce i prodotti di alta gamma nemmeno come «icone» – determinando un calo del potere di incisività e memorabilità del design promosso dal Compasso d'Oro ADI (fra tutte, questa è sicuramente la più debole delle critiche perché le scelte del premio registrano e fotografano inevitabilmente il declino reale del feeling fra aziende e grande pubblico).

  • infine – e soprattutto –, perché un progetto under 40 importante, che rimarcava chiaramente la crescita di una generazione, un prodotto in grado di rispondere positivamente a tutte e tre le critiche espresse più sopra e che più che innovativo era ed è rivoluzionario – forse un prodotto-spartiacque per il settore di riferimento – c'era davvero: OnlyOne di Lorenzo Damiani.

    Prodotto ascrivibile all'ambito del «design che prima non c'era» – recentemente segnalato e posto all'attenzione della critica da parte di Renato De FuscoOnlyOne è l'espressione tangibile di un «fare progetto», che giocando con la semplificazione innovativa riesce a rendere d'un solo colpo obsolete tutta una serie di considerazioni e di logiche inerenti ad un settore – quello del bagno – seguito con grande interesse dal pubblico. Un progetto, quindi, perfettamente in grado di coinvolgere la vita di grandi masse dando occasione a molti di «riconsiderare» l'ovvio, aprendo al senso nuove vie, ipotizzando e descrivendo nuove traiettorie (e come spesso accade immancabilmente copiato). Come ha recentemente scritto Marco Romanelli «al progetto si può giungere per strade diverse. Una poco praticata, in questi momenti timorosi, è il gesto. L'idea fulminante che risolve». E proprio da questo sforzo concettuale concretissimo, da questa meticolosa e attenta metis, è partorito il mercuriale OnlyOne. Un prodotto che non solo innova, ma che, come ha notato ancora lo stesso Renato De Fusco nel saggio Il design che prima non c'era, «è uno dei prodotti più funzionali tra quelli ideati dalla nuova generazione di designer (...) un miscelatore monoforo dove tutto è ridotto al solo joystick, la barretta che regola il passaggio dall'acqua fredda alla calda: protagonisti sono dunque l'acqua e il movimento necessario per farne sgorgare il getto. L'interno del rubinetto è stato studiato isolando il flusso dell'acqua interno, per non favorire il passaggio di calore per conduzione rendendo, così, facilmente e normalmente manovrabile il miscelatore anche in presenza di acqua bollente».

    Un prodotto, infine, il cui gradiente di stupore innovativo e capacità di divenire protagonista di quotidianità diffusa, racconto condiviso dai più, era talmente alto da porre fin da subito in secondo piano le nostre stesse particolari simpatie, i nostri stessi ulteriori beniamini di questa XXI edizione: in primo luogo Gabriele e Davide Adriano (Adriano Design) con la loro altrettanto innovativa Rotola, quindi il sinceramente contemporaneo Multipot di Dante Donegani e Giovanni Lauda, l'essenziale Marli di Steven Blaess (LPWK), l'elegante maniglione per porte 200C-V progettato internamente e prodotto da PBA, la panchina Sedis di Antonio Citterio e Toan Nguyen, la pratica Zip di Makio Hasuike e l'ottima Riciclantica di Gabriele Centazzo.

    Ma per non contraddire quanto espresso poc'anzi riteniamo che l'importante di questa edizione del Compasso d'Oro ADI sia proprio la presenza, anche se fra i segnalati, di OnlyOne – più grave il fatto che il design femminile non abbia fra le sue rappresentanti la grandissima Patricia Urquiola. Semmai sarebbe opportuno in futuro rafforzare l'immagine e la forza d'insieme del premio rendendo radicalmente meno accentuato il divario fra premiato e segnalato.
    A tal fine potrebbe forse rivelarsi utile renderlo biennale, compattare in una trentina il totale delle segnalazioni e ridurre conseguentemente a 5/6 i premiati. Se inevitabili, infatti, sono le critiche alle giurie – che in soli tre giorni si trovano a dover vagliare i 400/600 prodotti segnalati nei 3 ADI Index – molte meno contestazioni possono emergere da una ristretta ma non risicata selezione – alla quale offrire e garantire una pari visibilità – evitando rischi di esclusione per anche una sola delle novità di rilievo espresse dal triennio. E' ovvio che in tal caso il peso della giuria dovrebbe essere ridotto sia in senso relativo (il divario fra premiati e segnalati) sia in senso assoluto (la scelta del 5-7% complessivo). E ciò a tutto vantaggio dell'Osservatorio permanente ADI che, già responsabile del 100% delle scelte triennali che preludono al premio, dovrebbe conseguentemente avere un ruolo di «indirizzo» nei confronti della giuria.

    La conclusione di questa nota deve comunque forzatamente relazionarsi ai pesi e alle misure adottate attualmente dal concorso. In questo senso il risultato della XXI edizione del Compasso d'Oro ADI rappresenta, forse, l'occasione mancata per realizzare il trait d'union generazionale a lungo desiderato. E per ciò le responsabilità sono certo da imputarsi alla «infantile» predisposizione della stampa verso un periodo storico «mitico» e i suoi protagonisti – assai più gratificati dalle riviste di quanto siano stati efficaci dal punto di vista produttivo –, ma anche ad un nucleo associativo, abbastanza coeso, professionalmente dotato e di grande esperienza che per troppo tempo ha consentito lo «schiacciamento» della propria riconoscibilità a favore della più accreditata «generazione dei maestri» assistendo impotente, in questi stessi anni, alla quasi completa erosione di visibilità dell'intera generazione di mezzo – la propria. Generazione che, oggi – per una sorta di «sindrome del principe Carlo» – pare quasi vendicarsi del ritardo impostole, procrastinando oltre misura l'accesso alla visibilità della successiva. Reazione comprensibilie, ma non giustificabile, poiché non considera che l'esclusione dal premio dei giovani può facilmente comportare un risentito distacco e la mancata partecipazione attiva all'ADI stessa, oggi non più irrestibilmente attraente come era stato per la precedente generazione. Mancando così non solo di iscriversi, ma addirittura di riconoscere in essa – nelle sue finalità e asprirazioni –, un valido interlocutore. Il che, tutto sommato, per ADI significa la perdita della connesione privilegiata con le aziende – piccole o medie, ma rilevanti –, che oggi sanno rischiare anche elevati contenuti tecnologici in progetti a medio costo, riuscendo a declinare l'innovazione con l'invenzione e la democraticità produttiva, e che un domani – glielo auguriamo –, potrebbero essere riconosciute come rappresentanti – extra ADI – del nuovo grande patrimonio creativo industriale italiano.


    XXI PREMIO COMPASSO D'ORO ADI 2008

    Giuria:


    Mario Bellini, architetto (Presidente), Milano / Chew Moh-Jin, tecnologo, Singapore / Lieven Daenens, direttore Design Museum Gent, Belgio / Carla Di Francesco, direttore PARC, Roma / Carlo Forcolini, past-president ADI, designer, Milano / Norbert Linke, designer, Germania - Belgio / Emanuele Pirella, autore, Milano / Richard R. Whitaker, architetto, USA




    PREMI COMPASSO D'ORO ADI 2008:

    Big, libreria progettata da Marc Sadler e prodotta da Caimi Brevetti

    Libreria modulare ispirata alla componentistica architettonica, con montanti di alluminio con sezione a T, forniti di cremagliera a fori, e ripiani di lamiera con sagoma brevettata, caratterizzata dal bordo frontale alto e dal taglio vivo degli spigoli. La nitida soluzione formale è coniugata con il preciso studio dei dettagli, che agevolano le operazioni di fissaggio e montaggio.



    Città di Torino, Look of the City - Olimpiadi Invernali 2006, allestimento progettato da Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto per la Città di Torino (Direzione Comunicazione Promozione Turismo)

    Primo esempio di immagine indipendente, ma integrata rispetto a quella ufficiale per i Giochi Olimpici invernali del 2006, Look of the City ha costruito un’interfaccia visuale che coinvolge l’intera città. Distribuito su ben 130 chilometri quadrati del tessuto urbano, il progetto è stato declinato in una varietà di iconografie, installazioni fisse e dinamiche, stampati di immagine coordinata, tutto caratterizzato dalla scelta del colore rosso cinabro.



    MT3, poltrona a dondolo progettata da Ron Arad Associates e prodotta da Driade

    Un lungo studio condotto sulla tecnologia produttiva ha consentito di realizzare lo stampaggio rotazionale di elementi d’arredo in materiale bicolore. L’immissione in due fasi del polietilene in polvere colorato in massa diversifica la superficie esterna, goffrata, da quella interna, liscia, che si rivela con il taglio finale dei fianchi eseguito con macchina a controllo numerico a cinque assi.



    Stand Horm, allestimento progettato da Toyo Ito per Horm

    L’allestimento definisce un ambiente che reinterpreta la funzione ostensiva degli stand fieristici. Oltre ai prodotti presentati, la stessa orditura portante – in legno e con profili curvati in alluminio estruso da una matrice progettata ad hoc – testimonia e comunica l’azienda.



    Neos, orologio da polso progettato da CuldeSac e prodotto da Lorenz

    La cassa di acciaio, in sei pezzi, è costruita con un procedimento innovativo che conferisce all’orologio un effetto scavato, rivelando lateralmente l’anello perimetrale in resina colorata. Il montaggio di quest’ultimo è reso possibile dalla configurazione a tunnel degli attacchi per il bracciale, fissati alla parte superiore della cassa, e della placca con pulsanti e proteggi-corona.



    Mix, apparecchio d'illuminazione progettato da Alberto Meda e Paolo Rizzatto, prodotto da Luceplan

    Lampada da lettura, con corpo filiforme flessibile e testa piatta, trasferisce nell’ambito domestico i vantaggi della tecnologia Led Chip on Board: costituito da diversi gruppi di diodi multicolore, l’illuminatore genera una luce più calda rispetto a quella usualmente emessa dai Led e offre una lunga durata contribuendo al risparmio energetico. Un filtro di colore ambra, orientabile mediante una piccola leva, permette inoltre di correggere la resa cromatica della luce rendendola simile a quella delle sorgenti alogene.



    Trioli, sedia per bambini progettata da Eero Aarnio e prodotta da Magis

    All’interno della collezione Me-Too, dedicata ai bambini, è una sedia-giocattolo multifunzionale che consente tre differenti usi a seconda della posizione: alta, bassa e come cavallo a dondolo. Il maniglione è un elemento di sicurezza e agevola il trasporto.



    Nido, concept car progettata e prodotta da Pininfarina

    Riflettendo sul tema della sicurezza e della mobilità urbana, il team progettuale si è concentrato sui veicoli di piccole dimensioni e ha sviluppato questa vettura a due posti. Come suggerisce il nome, Nido accoglie e protegge il guidatore attraverso tre elementi principali: un telaio composto da una parte anteriore deformabile e da una cellula rigida attorno agli occupanti; un guscio che ospita conducente e passeggero e si comporta come una slitta in grado di scorrere orizzontalmente su una guida centrale; due assorbitori che agiscono come dissipatori di energia. In caso di urto frontale, la vettura assorbe parte dell’energia tramite la zona anteriore deformabile del telaio: la rimanente determina invece il movimento della slitta nella direzione dell’urto e permette una decelerazione graduale e controllata sugli occupanti. Anche le scelte cromatiche enfatizzano gli elementi legati alla sicurezza.



    R606 Uno, sedia progettata da Bartoli Design e Fauciglietti Engineering, prodotta da Segis

    Prima applicazione del nuovo polimero brevettato R606, ne sperimenta le possibilità funzionali in una seduta la cui rigorosa configurazione è contrapposta dalla materia soffice, applicata in stampo unico al supporto interno.



    Shaka, barca a vela progettatata da Wally, Lazzarini Pickering Architetti e Farr Yacht Design, prodotta da Wally

    Realizzata con materiali leggeri, la barca a vela per crociere e regate è caratterizzata da un lucernaio continuo in plexiglas che segna la bassa tuga e illumina gli ambienti sotto coperta. Il ponte in teak, con gli oblò quadrati, è liberato da ogni ingombro mentre nel pozzetto divani e tavolo sono amovibili. Gli interni si segnalano per l’uso dominante della fibra di carbonio, la flessibilità di configurazione degli spazi, l’attenzione cromatica e i dettagli progettuali come il bordo anti-caduta dei piani e gli armadi risolti con custodie di pelle disegnate ad hoc.




    PREMI COMPASSO D'ORO ADI ALLA CARRIERA 2008:

    Luigi Caccia Dominioni

    Tra i più importanti architetti italiani del secondo dopoguerra appartiene al ristretto gruppo dei maestri precursori e fondatori del design italiano. La sua opera di designer è caratterizzata da una rara sintesi di rigore espressivo, di padronanza del linguaggio formale e di sapere tecnologico. Un contributo oggettivo alla definizione stessa di cosa sia il design italiano e dell’originalità dei suoi contenuti. Un riconoscimento tardivo per un grande maestro che ha sempre lavorato al di sopra degli ideologismi.



    Renato De Fusco

    Il suo lavoro di oltre quarant’anni come docente, critico, storico e teorico del design ha offerto a più di una generazione di studenti e addetti ai lavori strumenti di studio e di riflessione di grande utilità e valore. Con Op. cit., la rivista da lui fondata che ancora dirige, ha seguito e analizzato il percorso del design italiano dagli anni sessanta ad oggi alla luce della parallela evoluzione dell’Arte e dell’Architettura. I suoi libri hanno notevolmente contributo alla definizione disciplinare del design.



    Tito D’Emilio

    Autodidatta metodico e rigoroso, animato dalla passione per il bello e affascinato dall’innovazione, sin dalla fine degli anni sessanta ha saputo fare del suo negozio di Catania un punto di riferimento per il mercato italiano del design. Il suo lavoro caparbio di mercante coraggioso e di divulgatore, portato avanti in condizioni geograficamente sfavorevoli, ha contribuito a far conoscere e apprezzare le migliori aziende e i migliori prodotti italiani e stranieri, assai prima che addivenissero alla notorietà.



    Dino Gavina

    Nei primi anni del dopoguerra, quando la parola design non faceva ancora parte del lessico allora in uso, Gavina comincia la sua eccezionale avventura di inesausto creatore e operatore maieutico, sempre curioso, sempre fuori o ai margini degli schemi preesistenti, sempre al servizio dell’innovazione, sempre a cavallo tra arte e design, tra etica ed estetica, tra impresa produttiva e azienda editoriale. Una avventura umana terminata nel 2007 che ha disegnato un itinerario culturale destinato a continuare nel tempo.



    Michele Provinciali

    L’itinerario di tutta la sua opera lo colloca tra i maestri del progetto grafico contemporaneo. La sua grande cultura, l’attenzione continua per le suggestioni delle avanguardie artistiche e il suo profondo umanesimo sono un’indicazione di libertà, altra, che gli ha consentito il superamento degli schemi disciplinari e delle mode. Una lezione, la sua, eccezionalmente utile per l’educazione delle nuove sensibilità che operano nel mondo della comunicazione.



    Tobia Scarpa

    Architetto nell’accezione più colta del termine ma anche precoce designer ha progettato, nel lungo sodalizio con Afra Bianchin, alcune delle icone più rappresentative del design italiano. La sua attenzione ai processi produttivi, all’innovazione tecnologica e formale e, soprattutto, la sua continua e appassionata ricerca volta a reinventare l’uso dei materiali, sono divenute parte significativa della riconoscibilità del design italiano. Nel suo lavoro tradizione e innovazione si saldano in una delle lezioni più alte e coerenti di metodo e libertà creativa.




    PREMI COMPASSO D'ORO ADI INTERNAZIONALE 2008:

    Terence Conran

    La sua energica azione come designer, imprenditore e mercante ha scosso sin dai primi anni sessanta il tradizionalista mercato inglese per esplodere nell’amata Francia con la catena di negozi Habitat, innovativi tanto per il design dei prodotti e quanto per le tecniche di vendita. Perduto in Borsa il controllo della sua azienda ritrova il successo con una nuova collezione di prodotti e una nuova catena di negozi a suo nome. Grazie al suo eccezionale talento è divenuto baronetto d’Inghilterra, il primo Sir del design.



    Miguel Milá

    Dietro l’apparente rinuncia alla tecnologia, che rappresenta un elemento distintivo del suo lavoro, si cela invece una costante ricerca della tecnologia adeguata, quella giusta, senza nulla di più e nulla di meno. Il design di Milá nasce da una riflessione sui problemi concreti, liberata da pregiudizi e postulazioni teoriche. Per lui, che confessa di non essersi mai troppo interessato all’elaborazione di una definizione di design, «il miglior design è quello che si realizza con il minimo di elementi».




    SEGNALATI COMPASSO D'ORO ADI 2008:

  • DMS 710, videoproiettore progettato da Design Group Italia e prodotto da 3M Italia

  • Carlo Mollino. Interni in piano-sequenza. Devalle Minola Lutrario, libro scritto da Manolo De Giorgi e pubblicato da Abitare Segesta, Milano

  • Ciussai, radiatore progettato da Giorgio Di Tullio e Stefano Ragaini, prodotto da AD hoc

  • Big Shoom, centrotavola progettato da Nigel Coates e prodotto da Alessi

  • Marli, apribottiglie progettato da Steven Blaess (LPWK) e prodotto da Alessi

  • Layout, sistema di contenitori Storage system progettato da Michele De Lucchi e prodotto da Alias

  • Nuovo Pendolino per l'alta velocità, treno progettato da Italdesign Giugiaro e prodotto Alstom Transport Systems

  • Tubone, radiatore progettato da Andrea Crosetta e prodotto da Antrax

  • Everywhere, apparecchio di illuminazione progettato da Ora Ito e prodotto da Artemide

  • Reeds, apparecchio di illuminazione progettato da Klaus Begasse e prodotto da Artemide

  • Talak, apparecchio di illuminazione progettato da Neil Poulton e prodotto da Artemide

  • Trifluo (My white light), apparecchio di illuminazione progettato da Franco Raggi e prodotto da Artemide

  • Ottochairs, sistema di sedute progettato da Antonio Citterio e Toan Nguyen, prodotto da B&B Italia

  • Water drop, piatto doccia progettato da Luca Cimarra e prodotto da Ceramica Flaminia

  • Prius, maniglia progettata da Marco Acerbis e prodotto da Colombo Design

  • Stazione di Plaus, archigrafia progettata da Kathrin Gruber e Richard Veneri (Architekturbüro D3) per il Comune di Plaus

  • Mima, apparecchio di illuminazione progettato da Federico Delrosso e prodotto da Davide Groppi

  • IronX, processo per lo stampaggio di fogli metallici progettato dall'Ufficio tecnico Donati Group e prodotto da Donati Group

  • Smooth Line, sistema per l'impianto elettrico progettato da Marco Paolucci e prodotto da Eclettis

  • Puzzle, modulo cottura progettato da Enzo Inzaghi e Roberto Pezzetta, prodotto da Electrolux Zanussi Italia

  • Z.Island, cucina progettata da Zaha Hadid Architects e prodotta da Ernestomeda

  • Flora Collection, mobili per ufficio progettati da Fabio Flora e prodotti da Fantoni

  • Fiat Trepiùno, concept car progettata da Roberto Giolito e Advanced Design Fiat Group, prodotta da Fiat Group Automobiles

  • 45, apparecchio di illuminazione progettato da Tim Derhaag e prodotto da Flos

  • Lite, flangia per tubazioni progettata da Fausto Fazzini e prodotta da Fonderia Fazzini

  • Aurea, apparecchio di illuminazione progettato da Denis Santachiara e prodotto da FontanaArte

  • Twiggy, apparecchio di illuminazione progettato da Marc Sadler e prodotto da Foscarini

  • Foodesign Guzzini – Multipli di Cibo, progetto culturale che ha visto la partecipazione di vari designer, curato da Aldo Colonetti per Fratelli Guzzini

  • Forma, coltelli per formaggi a pasta dura progettati da Denis Santachiara e prodotti da Fratelli Guzzini

  • Mondaplen, processo di ondulazione progettato dall'Ufficio tecnico Grifal e prodotto da Grifal

  • Venezia, sedia progettata da Paolo Favaretto e prodotta da Gruppo Sintesi

  • DSC Axis 9000, sedute per collettività progettate da Haworth Ricerca & Sviluppo e prodotte da Haworth

  • Tide, credenza progettata da Karim Rashid e prodotta da Horm

  • OnlyOne, miscelatore progettato da Lorenzo Damiani e prodotto da IB Rubinetterie

  • Tonda, vetrina per gelateria progettata da Makio Hasuike & Co. e prodotta da IFI

  • D46 - Diablo, sistema per illuminazione esterna progettato da Piero Castiglioni e prodotto da Ing. Castaldi Illuminazione

  • Freddy, abbattitore di temperatura e surgelatore progettato da Decoma Design e prodotto da Irinox

  • Brilliant, serie di piastrelle progettata da Iris Ceramica Design Team e prodotta da Iris Ceramica

  • Collezione MA.DE., serie di piastrelle progettata da Iris Ceramica Design Team e prodotta da Iris Ceramica

  • Toyota Volta, concept car progettata da Italdesign Giugiaro e prodotta da Italdesign Giugiaro

  • Traveller Micronsphere, tessuto progettato da Riccardo Penna e prodotto da Lanificio Ermenegildo Zegna e Figli

  • Roma, barca a vela progettata da Lazzarini Pickering Architetti e Patrick Shaughnessy (Farr Yacht Design) con Vittorio Mariani, Eva Christine Schenck. Prodotta da Latini Marine

  • Lili Marlene, apparecchio di illuminazione progettato da Alberto Fraser & Associates e prodotto da Luxit

  • Chair First, sedia progettata da Stefano Giovannoni e prodotta da Magis

  • Striped collection, serie di sedute progettata da Erwan Bouroullec e Ronan Bouroullec (ERB), prodotta da Magis

  • Loom, sedia progettata da Franco Poli e prodotta da Matteograssi

  • Ghost, cestino portarifiuti progettato da Raffaele Lazzari e prodotto da Metalco

  • Sedis, panchina progettata da Antonio Citterio e Toan Nguyen, prodotta da Metalco

  • Zip, cartelle, zaino, borsa progettati da Makio Hasuike e prodotti da MH Way

  • No Waste Table, tavolo progettato da Ron Arad e prodotto da Moroso

  • Supernatural, sedia progettata da Ross Lovegrove e prodotta da Moroso

  • Next, sistema modulare per ambienti ospedalieri progettato da Emilio Molinaro e Andrea Ciotti (Studio OT), prodotto da Norlight

  • Strutture modulari urbane e sub urbane, struttura di mascheramento progettata da Renzo Guiscardi e prodotta da Nuova ORCMA

  • Rotola, ruota per arredi progettata da Gabriele e Davide Adriano (Adriano Design), prodotta da OGTM Officine Meccaniche

  • 200C-V, maniglione per porte progettato da Studio Pba e prodotto da Pba

  • Q-Big, struttura ombreggiante progettata da Martin Metz Design Projekte e prodotta da Pircher Oberland

  • EMUDE – Emerging User Demands for Sustainable Solutions, progetto di ricerca europea coordinato da Ezio Manzini con Luisa Collina, Anna Meroni, Paolo Ciuccarelli, per Politecnico di Milano, Dipartimento INDACO

  • Ram, tavolo progettato da Decoma Design e prodotto da Porro

  • Electronic Tolling Charge Systems, sistema di pedaggio elettronico progettato da Giulio Ceppi (Total Tool) e Lina Obregòn e prodotto da Q-Free Asa

  • Gecode, memorizzatore di codici progettato da Pier Francesco Ghisleri e prodotto da Radar

  • Vela, porta progettata da Studio Giuseppe Bavuso e prodotta da Rimadesio

  • BPL, apparecchio di illuminazione progettato da Camilla Diedrich e prodotto da Rotaliana

  • Multipot, lampada, presa multipla, vuotatasche progettato da Dante Donegani e Giovanni Lauda, prodotto da Rotaliana

  • New RKK, forno bicanale per ceramica progettato da Isao Hosoe, Lorenzo De Bartolomeis ed Emilio Cassani, prodotto da Sacmi Forni

  • Incanto AP, apparecchio di illuminazione progettato da Marco Ferreri e prodotto da Studio Italia Design

  • Kinesis, attrezzatura per l’allenamento progettata da Centro Stile Technogym e prodotta da Technogym

  • Progetto Veicolo Minimo, prototipo di bicicletta pieghevole progettato da Alessandro Belli per Tecnologie Urbane

  • Hyper-Wave, rivestimento lapideo progettato da Pongratz Perbellini Architects e prodotto da Testi Fratelli – Industria Lavorazione Marmi e Graniti

  • X-Socks, calza strutturata progettata da Bodo Lambertz e prodotta da Trerè

  • Régua, mobile contenitore progettato da Álvaro Siza e prodotto da Unifor

  • Sincro, sistema di porte e pannelli scorrevoli progettato da Unifor Design e prodotto da Unifor

  • Backbrez, 8000Mask, maschere protettive progettate da Filippo Pavesi e prodotte da Untraced

  • Riciclantica, anta per cucina componibile progettata da Gabriele Centazzo e prodotta da Valcucine

  • Vredestein Ultrac Sessanta, pneumatico progettato da Italdesign Giugiaro e prodotto da Vredestein Banden

  • Wallpaper*Express, allestimento progettato da Migliore + Servetto Architetti Associati per Wallpaper*Magazine UK con Bombardier


    Il Premio Compasso d’Oro ADI
    Costituisce il massimo riconoscimento al progetto al prodotto, alla ricerca ed al merito e promuove da più di cinquanta anni il design italiano nel mondo. Il premio è stato istituito a Milano nel 1954 dai grandi magazzini La Rinascente per incentivare l’”estetica del prodotto” ed il nascente “design industriale” italiano. Il marchio del Premio, che fa riferimento al compasso di Adalbert Goeringer ed alla proporzione aurea è stato disegnato dal grafico Albe Steiner, mentre il compasso d’oro tridimensionale è a firma degli architetti Alberto Rosselli e Marco Zanuso. Successivamente il premio è stato ceduta dalla Rinascente all’ADI, Associazione per il Disegno Industriale. ADI cura l’organizzazione del Premio, strutturato su base triennale attraverso le selezioni degli Osservatori Territoriali, delle Commissioni tematiche e del Comitato di coordinamento che producono l'annual ADI Design Index, volume che rappresenta il miglior design messo in produzione. Una Giuria Internazionale sulla base delle preselezioni costituite dagli ADI Design Index, assegna ogni tre anni i premi del Compasso d’Oro. Ogni anno più di 150 critici lavorano per ADI nella selezione dei prodotti. La Collezione Storica composta dai prodotti premiati e segnalati è stata affidata nel 2001 da ADI a Fondazione ADI per permetterne la tutela e valorizzazione. Nel 2002 la Fondazione ADI ha avviato la procedura per richiedere agli organi competenti dello Stato il riconoscimento delle Collezione storica del Premio Compasso d’Oro ADI come “bene culturale” da tutelare e proteggere. È stato avviato un processo di catalogazione dei prodotti attraverso una specifica schedatura dei prodotti presenti in collezione nel 2003 che ha portato alla dichiarazione di riconoscimento della collezione quale “patrimonio di eccezionale interesse artistico e storico” con Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza Regionale per la Lombardia (22 aprile 2004). Si tratta di un importante cambio epocale che attribuisce nuovo valore alla cultura materiale ed immateriale del design e conferisce alla Collezione del Premio Compasso d’Oro visibilità nazionale ed internazionale.

    XXI Premio Compasso d'Oro ADI
    Reggia di Venaria Reale
    Piazza della Repubblica 4
    Venaria, Torino - Italy
    Mar-Gio: 10-18,30 | Ven: 10-21 | Sab: 10-23 | Dom: 10-20
    phone. +39 011 4992333
    Fino al 31-08-2008
    www.torinoworlddesigncapital.it

    ADI - Associazione per il Disegno Industriale
    www.adi-design.org

  • a cura di: 
    Umberto Rovelli 

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