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 L'ESTETICA DELLA LOGICA E DEL BENESSERE
 Intervista a Monica Graffeo

Monica Graffeo nasce nel 1973 a Pordenone. Dopo aver frequentato un classico sperimentale si diploma e specializza alla Scuola Italiana Design di Padova nel 1996. Inizia a lavorare, collaborando prima con Fausto Boscariol e quindi con Gabriele Centazzo di Valcucine. Nel 1998 intraprende la sua attività di libera professionista e avvia il rapporto con l'azienda Kristalia. Dal 1996 al 2004 ha collaborato con la Scuola Italiana Design di Padova, prima come assistente ai master e poi per quattro anni come docente di Metodo di ricerca. Nel luglio 2003 partecipa ad una Summer Section in Industrial Design presso la Domus Accademy, mentre nel settembre 2003 espone alcuni progetti alla mostra Donna&Design presso la fiera del mobile di Pesaro. Nel 2004 debutta al Salone Satellite con 806D e, sempre nello stesso anno, espone a Perugia il progetto di un cioccolatino in occasione di Eurochocolate. Nel 2005 è visiting professor presso lo IED di San Paolo Brasile. Attualmente collabora con aziende quali Kristalia, Arflex, Disguincio, Italamp, Mohdo, Verardo, Geelli.


Innanzitutto vorrei chiederti del tuo passato, del periodo trascorso frequentando designers dal calibro di Fausto Boscariol e Gabriele Centazzo. L'uno grande conoscitore del settore della produzione di veicoli ed oggetti, l'altro – oltre ad essere Presidente Valcucine – è un professionista dell'ecologia: impegnato da sempre nella salvaguardia della natura, che ha come sua mission la scelta di far piantare un albero per ogni prodotto realizzato. Esperienze, credo, importanti per te, dal punto di vista strettamente progettuale ed etico.
Sono state esperienze molto più formative della scuola per molti versi, anche se da una parte eravamo spesso in discussione riguardo le mie scelte progettuali e di vita.
La lezione più importante che ho imparato da loro è che la qualità prima o poi paga. Con me è stato effettivamente così... Incapace come sono di promuovermi è stata l'unica opportunità per ricavarmi uno spazio in questo settore per poter lavorare.

Anche dopo il diploma hai mantenuto il legame con la Scuola Italiana Design; collaborando come assistente e docente. Praticamente, fino al 2004, senza recidere definitivamente il cordone che ti legava ad essa. Come è nata, è come si è sviluppata questa lunga esperienza?
È nata grazie alla fiducia che il direttore della scuola nutriva nei miei confronti. Grazie a lui ho capito che potevo tirare fuori qualcosa di buono da me nonostante fossi arrivata lì priva di qualsiasi base artistica... Avevo frequentato il Liceo Classico... Per cui mi sentivo sempre l'ultima all'atto pratico, mentre me la cavavo con le parole ed i concetti.
Ho insegnato Metodo di ricerca e Industrial Design alle prime classi. Mi sono sempre divertita ad insegnare, ma ad un certo punto ho capito che avevo bisogno di concentrarmi sul mio lavoro e che la scuola effettivamente era un cordone che facevo fatica a tagliare.

Dopo soli 2 anni dalla specializzazione inizi a lavorare anche presso un'importante azienda della tua zona: Kristalia. Rapporto che cresce con gli anni e che viene inoltre gratificato dal primo premio Young&Design 2003 per il sistema di sedute Boum, progettate insieme a Ruggero Magrini. Si può parlare di un'ottima sinergia che ha portato ad affermarti fra le maggiori designer nel panorama italiano...
All'epoca Kristalia era ancora una piccola ma promettente azienda, per questo e per la fiducia che Ruggero Magrini riponeva in me ho avuto la possibilità di sperimentare e imparare cose che in una grossa azienda forse mi sarebbero state negate.
Sono stati anni entusiasmanti perché il gruppo era davvero favoloso, poi l'azienda è cresciuta ed il gruppo è cambiato, ma l'avventura umana e professionale ha lasciato un segno profondo nella mia vita e nel mio modo di lavorare.

Occorre ricordare che hai collezionato molti altri riconoscimenti: il francobollo della serie filatelica dedicata al Design Italiano del 2001, raffigurante la sedia Free – prodotta da Kristalia –, il secondo premio Young&Design 2004 per la seduta Mints – prodotta da Arflex International –, il premio Top Ten Promosedia ed il premio Good Design 2005, entrambi per la chaise-longue Lazy Mary prodotta da Disguincio. Una carriera segnata da tali attestazioni, è indice non solo di una notevole conoscenza dell'Industrial Design, ma anche, e soprattutto, del suo mondo e dei suoi mercati.
Se devo essere onesta sono fatti che un po' mi sono capitati e dove un po' mi ci hanno costretto. Ad esempio il premio Young&Design 2003: la mia partecipazione fu merito di Mirco, il tecnico di Kristalia, che praticamente me lo impose... Fosse stato per me non avrei mai pensato di avere le possibilità, nemmeno per essere selezionata.
Sono sempre stata molto critica rispetto alle mie cose... Ora un po' meno, ma la mia condiscendenza forse dipende dall'età che avanza…

Ora una curiosità circa la tua squadra del cuore. Come titolare, insieme ad altri 24 designer fuoriclasse – Matteo Bazzicalupo, Alessandro Busana, Odoardo Fioravanti, Diego Grandi, Giulio Iacchetti, Antonello Carrossa, Andrea Maragno, Simone Polga, Marco Morosini, Luca Nichetto, Matteo Ragni, Pio e Tito Toso, Marco Zito, Alessandra Baldereschi, Francesca Donati, Ilaria Gibertini, Sonia Tasca, Raffaella Mangiarotti, Ilaria Marelli, Miriam Mirri, Marzia Mosconi, Donata Paruccini e Marta Sansoni –, della Nazionale Italiana Design, vorrei sapere come funziona, secondo te, il concetto di squadra nel mondo del design – mondo che, superficialmente, pare dominato dall'individualità...
Al momento non saprei dare una risposta a questa domanda: ho sempre lavorato da sola e questa cosa della squadra mi interessava proprio perché anomala per me. È una realtà ormai consolidata, invece, per molti miei colleghi, che firmano insieme progetti o collaborano a iniziative collettive.
Voglio vedere come si sviluppa. Al momento è più una specie di l'unione fa la forza che un vero e proprio lavoro gomito a gomito...

Il tema che caratterizza maggiormente questa iniziativa è la rivendicazione dell'italianità del design in un momento storico particolare, in cui la aziende italiane tendono a privilegiare i designer stranieri. Cosa ne pensi in merito?
Già... In fondo anch'io penso sia questo il vero tema... Che onestamente condivido poco, perché da una parte mi sento Europea ed addirittura cosmopolita, dall'altra trovo assurda questa distinzione italiani/stranieri: lavorano i più bravi. Tutto qui. Noi italiani siamo molto mammoni e seduti sulla nostra bella storia per riuscire a dire qualcosa di veramente interessante e nuovo. Forse sono troppo dura – anche con me stessa –, ma non credo giusto piangersi addosso accusando le aziende di scegliere gli altri.

In effetti più che di contrasto fra nazionalità, occorrerebbe parlare di contrasto generazionale...
I grandi nomi del design e dell'arte in genere hanno un effetto quasi paralizzante su di me.
Da sempre.
Il mio grande lavoro è stato quello di chiudere occhi ed orecchie e cercare con pazienza dentro di me una strada che fosse mia... Che naturalmente sto ancora cercando…

Due iniziative di particolare prestigio, svolte a Multifiera 2006, nella tua città natale, sono Young Artist – rassegna di giovani talenti pordenonesi nell'ambito delle arti, creatività e multimedialità – e VID: Very Important Design – con l'esposizione di alcune eccellenze quali: Altamarea, Disguincio, Elite, Horm, Kristalia, Valcucine e Verdesign, appartenenti al Distretto del Mobile di Pordenone. A prima vista mi sembra che nella tua regione si sia creato un contesto armonico e preciso, dove a ciascuno viene dedicato uno spazio d'espressione autonomo. Un'ottima strada – sia per le aziende che per i professionisti – ma non molto frequentata in Italia...
Negli ultimi anni sto rivalutando infatti la mia città e la mia regione.
Finalmente si cerca di enfatizzare quello che si ha, senza denigrare, criticare e trovare il meglio sempre al di fuori.
Ovviamente non sono tutte rose e fiori, ma l'amministrazione degli ultimi anni è stata molto attenta alla cultura e all'arte in genere. Speriamo che continui così.

Progetti come Cu e Sgased testimoniano una tensione (comune ad altri talenti tuoi coetanei) verso forme in grado di rispondere a più esigenze. L'oggetto mutevole, molteplice che proprio in quanto indeterminato (ovvero sottodeterminato) si presta ad assumere le sembianze che l'utilizzo del momento possono proporgli. Un design che genera dunque oggetti dotati di tutte le caratteristiche care e più proprie della metis greca. Oggetti accorti, mobili e pronti ad accogliere il kairós (ovvero, l'occasione, il momento propizio), riuscendo a dialogare felicemente con l'impermanenza...
È un tema che mi è molto caro, ma che non riesco a sviluppare sempre al meglio.
Cu penso sia l'oggetto più riuscito in questo senso… lo uso io stessa in casa in diverse funzioni, il che mi da una vera soddisfazione.

Si nota anche nel tuo lavoro un'attenzione per lo studio e l'applicazione di nuovi materiali, o meglio materiali nuovi per l'arredamento. Nelle sedute Chair e Free – entrambe prodotte da Kristalia – il rivestimento è composto da un particolare tessuto ottenuto con tecnologie impiegate nell'abbigliamento sportivo; negli specchi Mad e Mad Brillante la cornice in alluminio è rivestita da un tessuto metallico utilizzato normalmente nei comuni colini da thè...
Quello del transfer di materiali da un settore applicativo all'altro è sempre stato un mio pallino. Ora però mi sto allontanando da questa procedura perché trovo ci sia un po' di saturazione a riguardo: le aziende abusano di questo concetto, lo usano meramente come strumento di vendita. Accade quindi che non sempre il materiale nuovo usato sia inerente al prodotto fino in fondo, creando perciò delle forzature…

L'azienda Disguincio ti definisce apripista del proprio mondo arredativo, in quanto ne hai delineato contemporaneamente l'ossatura e definito la visione di design. Segno di questa promettente collaborazione sono le sedute Flow, Bibottom ed il tavolo Fisso, dove si avverte il tuo impegno nel creare un valore corporeo e vitale...
Sono progetti che nascono da una serie di chiacchiere condotte in diversi anni con il titolare di Disguincio. Chiacchiere alla ricerca di oggetti per il benessere, interrogandosi sul senso di questa parola. Benessere è un concetto trasversale, inerente non solo al relax, ma allo stare bene con se stessi e con gli altri, al circondarsi di cose che ci fanno bene, come l'arte. Una sorta di estetica del benessere.

Vorrei che tu mi parlassi in particolare del progetto Bibottom. Mi ha incuriosito molto la funzione: doppia seduta pensata per gli spazi pubblici che facilita la socializzazione facendo sì che ci si sieda veramente vicino a qualcun altro. Guardando però in direzioni differenti, creando inaspettate relazioni e possibilità di dialogo tra persone che nemmeno si conoscono...
In questo concetto di benessere allargato l'idea di socialità e convivialità ci sembrava molto centrata, soprattutto oggi che stabilire nuovi legami diventa sempre più difficile. Da qui nasce l'idea di un oggetto che incentivi l'incontro fortuito, sfalsando il punto di vista dell'utente e dell'osservatore.

La seducente chaise-longue Lazy Mary, stimolando piuttosto il senso dell'appartamento, pare quasi opporsi alle spinte socializzanti di Bibottom: da un lato la tensione a comunicare, dall'altro la determinazione ad essere finalmente lasciati in pace, per potersi immergere nel dolce far niente...
Nasce sempre dalle stesse considerazioni sulle diverse forme di benessere... Anche l'indugiare, rallentare il ritmo e la pigrizia sono aspetti del benessere.

Infine vorrei citare una delle opere più poetiche prodotte negli ultimi anni: la seduta Mints. Raffinatissima, molto curata dei dettagli, Mints è un proporzionatissimo oggetto di design, ma anche un'elegante scultura contemporanea. Ne hai parlato sovente in termini funzionali riferendoti alle sue potenzialità d'uso – citando i morbidi cuscinetti della seduta e dello schienale – ma quello che più mi colpisce guardandola è il miracoloso equilibrio delle parti. Bella ed algidamente sensuale, Mints s'inserisce ottimamente tra i numerosi oggetti cult di un'azienda eccellente come Arflex, ma è fors'anche, un tributo ad un autore sicuramente non conosciuto quanto merita: George Nelson. A partire da questo nome, al quale molto design contemporaneo deve qualcosa, ti chiederei di illustrarmi chi sono stati, e sono, i tuoi mentori e precettori, occulti e palesi...
Mints nasce prima di tutto dalla volontà di realizzare un oggetto funzionale giocando un po' sui problemi tecnici; come il peso, la stampabilità, il costo degli stampi e del pezzo finito, ecc. Le bolle o mentine sono nate, infatti, per enfatizzare l'idea di morbido che volevo dare, pur riducendo la quantità di materiale stampato – per ottimizzare appunto il peso ed il costo.
A livello formale e concettuale mi ha sempre guidato Bruno Munari e la sua idea di estetica della logica... E probabilmente in questo prodotto l'ho seguita meglio!




Monica Graffeo
Via Fornace, 25
33170 Pordenone - Italy
phone +39 0434 932799
www.monicagraffeo.it

Scuola Italiana Design
www.scuolaitalianadesign.com

Arflex International
www.arflex.it
Disguincio
www.disguincio.com
Italamp
www.italamp.com
Kristalia
www.kristalia.it
Mohdo
www.mohdo.it


Ulteriori informazioni sul volume antologico di IdeaMagazine.net


Da maggio 2011, il testo della presente intervista è disponibile anche in versione cartacea nell'antologia Interviste sul progetto. Dieci anni di incontri col design su IdeaMagazine.net recentemente pubblicata da Franco Angeli nella Collana ADI - Associazione per il Disegno Industriale.
Compresa la presente, nel volume sono raccolte 30 interviste – pubblicate on line dal 2000 al 2010 – che offrono al lettore un interessante resoconto «fenomenologico» su tre ambiti operativi della cultura del progetto assai poco frequentati dalla «comunicazione» sul design: il «nuovo» design italiano, il progetto in Toscana, il design al femminile.

Interviste sul progetto.
Dieci anni di incontri col design su IdeaMagazine.net

Umberto Rovelli (a cura di)
Franco Angeli - Milano
Collana ADI - Associazione per il Disegno Industriale
1a edizione 2011 (Cod.7.8) | pp. 264
Codice ISBN 13: 9788856836714

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a cura di: 
Federica Capoduri 


 IM Book 
Da maggio 2011 è disponibile il volume antologico «Interviste sul progetto. Dieci anni di incontri col design su IdeaMagazine.net» in cui è stata inserita questa intervista
I.

II.
III.

IV.
V.

VI.
VII.

VIII.
IX.

X.
XI.

XII.
XIII.

XIV.
XV.

XVI.
XVII.

XVIII.
XIX.

XX.
XXI.

ha collaborato:
Elena Granchi
Umberto Rovelli




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