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 DA2. STRATEGIC DESIGN PER L'IMPRESA E LA CITTA'
 Intervista ad Enrica Corzani e Luca di Filippo


Dal 2003 Enrica Corzani e Luca di Filippo hanno dato vita in Romagna a DA2 Strategic Design, uno studio multidisciplinare che occupandosi di comunicazione d'impresa - attraverso grafica, architettura, product e industrial design -, nell'arco di pochi mesi, ha ottenuto numerosi riconoscimenti in Italia e all'estero.

Crediamo sia di grande interesse indagare su realtà non proprio sotto i riflettori della pubblicistica di settore. La vostra attività di strategia e design si coniuga con una realtà imprenditoriale molto vitale ma ancora poco conosciuta...
E. C. Quando abbiamo fondato DA2, un anno fa, e deciso di stabilirci in Romagna, abbiamo fatto una scelta ben precisa: lavorare con le piccole e medie imprese del nord-est. Inizialmente è stato uno shock, eravamo abituati ad altro e, paradossalmente, la scelta più coraggiosa non è stata quella di fondare l'ennesimo studio di design, ma di stabilirci in provincia e provare a lavorare con realtà per così dire minori, con le piccole e medie imprese, il cuore dell'italianità. Quelle - per capirci - in cui puoi ancora parlare con il fondatore a tu per tu e decidere assieme a lui che strada percorrere.
La globalizzazione ha dato a queste piccole realtà chances impensate, ma - allo stesso tempo - ha rivelato la loro fragilità di fronte a nuovi mercati, nuovi competitors, nuovi fornitori, nuovi materiali. E' come se dalla terra ferma in cui si trovavano un tempo, ora si trovassero a fare i conti con un elemento mutevole e a volte ostile, come potrebbe essere l'acqua di un oceano. Abbiamo deciso di affiancare questa fragilità e tentare con il nostro lavoro, che va dal design alla comunicazione, all'architettura, di valorizzare tutte quelle caratteristiche e tutti quei vantaggi che una piccola azienda ha rispetto ad una multinazionale: agilità, flessibilità, specializzazione. E non è facile, perché ci vuole tempo per farsi ascoltare e tempo per arrivare a farsi capire, per sintonizzarsi; tanto tempo perché nasca la fiducia e si possa incominciare a lavorare insieme. Poi però, quando le barriere della diffidenza e della paura sono finalmente saltate, si crea qualcosa di più di una semplice partnership, quasi un matrimonio... con i suoi alti e bassi ovviamente, con le gelosie e le giornate no, ma con grandi soddisfazioni.

Eppure il momento attuale non sembra l'ideale per tematiche ed attività che forse molte aziende considerano alla stessa stregua di beni voluttuari: ci si può rinuncare nell'attesa di tempi migliori...
E. C. E' una delle idee più radicate e più difficili da contrastare nell'imprenditoria. Nell'area del nord-est esiste una trama fittissima di aziende estremamente meritevoli, per le quali però le parole "design" e "comunicazione" sono pressochè sconosciute. In questo anno abbiamo lavorato molto sul fronte della sensibilizzazione, partecipando e promuovendo convegni e seminari, affiancando le associazioni di categoria nell'intento di far capire che il mutato scenario economico non si contrasta con la battaglia dei prezzi, ma con una adeguata strategia di comunicazione della qualità raggiunta e con innovazione e ricerca.

L'attività che avete svolto con Ghisamestieri fa supporre che il vostro sia un sodalizio importante; come è stata la prima volta?
L.d.F. Eravamo appena arrivati a Cesena da Roma, dove avevo lavorato con Citterio agli arredi mobili per il Giubileo, volevamo utilizzare il know how acquisito e ci siamo guardati intorno, abbiamo trovato Ghisamestieri, una azienda di medie dimensioni, tra Cesena e Forlì, che per molti anni ha fatto arredo urbano classico in ghisa e che aveva appena iniziato a differenziare la sua produzione, andando verso linee più contemporanee, implementando il contenuto tecnologico e rafforzando la comunicazione. Abbiamo presentato loro Yumi il nostro primo progetto. Ci hanno creduto e abbiamo iniziato a lavorarci insieme.

Ma il sistema di illuminazione Yumi nasce in primo luogo da un'idea di spazio pubblico...
L.d.F. Sì. I marciapiedi delle città devono ospitare l'illuminazione, i cestini, le fioriere. Spesso le municipalità acquistano questi oggetti in momenti diversi. Altre volte quelli ammalorati vengono sostituiti e, poiché non se ne trovano di identici o forse perché non piacciono più, si acquistano modelli diversi, magari anche di un colore e di un materiale diversi. E così finisce che lungo la stessa via si possono trovare veri e propri campionari di arredo urbano. Il risultato è percepito come disordine, oltre al fatto che il numero di elementi toglie spazio. Yumi è nato così: dal desiderio di mettere ordine e da quello di fare spazio, fornendo un unico oggetto al posto della selva di elementi che popolano i marciapiedi delle nostre città. Non è una semplice armatura stradale, poiché può integrare, nella scocca alla base (in ghisa o acciaio), il cestino porta-rifiuti, la fioriera o una piccola seduta.
Il suo nome è eco dell'essenzialità orientale e della forma prescelta, si chiama infatti così l'antico e lungo arco dei samurai giapponesi. Il nuovo sistema è stato presentato alla fiera Light+Building di Francoforte di quest'anno ed attualmente illumina il lungomare di Muscat, la capitale del sultanato dell'Oman.

Si potrebbe parlare di progetti puntuali che riescono ad essere vincenti a livello globale. Progetti tra l'altro che riaprono il discorso su un ambito non esattamente in primo piano negli interessi dei designers: l'arredo urbano, inteso anche come settore di ciò che per Giovanni Klaus Koenig era il design per la collettività.
E. C. Ho studiato a Firenze all'ombra del mito di Koenig ed è per questo che ho voluto fermamente iniziare il nostro lavoro in questo territorio dal design per la collettività... quello che, come lui amava spesso sottolineare, "chi usa non compra". Ci siamo rivolti ad una azienda di medie dimensioni con tanta voglia di crescere e aggredire nuovi mercati, ripetendoci sempre (oramai le sappiamo a memoria) le parole di Koenig sull'arredo urbano...
"Nella grande maggioranza degli ambienti urbani, il design di oggetti di arredo urbano non solo è possibile, ma addirittura si impone come emittente di segnali ordinatori e correttivi dell'imperante confusione architettonica e insignificanza urbanistica. Lo studio dell'arredo urbano a livello di industrial design non è solamente possibile, ma anche pienamente auspicabile, come elemento di qualificazione di un ambiente urbano degradato. Cosa che i paesi nordici - Inghilterra in testa - hanno compreso benissimo, mentre da noi manca quasi del tutto la coscienza civica dell'importanza di questo problema".

Avete dunque pensato ad una serie di prodotti strategicamente rivolti a segnare la città?
L.d.F. Sì. Mel Dans, come Yumi, è il frutto di molta osservazione e del desiderio di dotare Ghisamestieri di un prodotto unico ed altamente versatile. Il tessuto urbano delle città del vecchio continente è fatto di sovrapposizioni ed eccezioni, è la storia che si stratifica e manifesta il suo carattere. Mel Dans - il cui nome è un omaggio alla piccola cittadina sulle colline romagnole, che per l'anomala e varia morfologia dei suoi portici, è stata eletta come luogo per la sperimentazione e la messa a punto del sistema - si presenta come un unico oggetto, in cui forma e caratteristiche tecniche sono state progettate per accogliere l'irregolarità. Mel Dans può essere definito come un sistema di illuminazione "modellato attorno al vincolo dell'eccezione", studiato per dare coerenza a tutti quegli ambienti che nel tempo l'hanno persa. Può essere posizionato sulla catena del portico; utilizzato a muro o su mensola; a luce riflessa o diretta. Per poter poi garantire continuità tra portico - voltato, cassettonato, piano, basso, alto - e strada, il corpo illuminante può essere montato a tesata su cavo d'acciaio, al centro della strada, o su palo.
Kunai è invece un sistema monoscocca in ghisa studiato per assolvere, reiterando un unico elemento base, ad una serie di funzioni diverse. La scocca base viene corredata di volta in volta ad accessori in lamiera e legno e viene, tramite essi, declinata in fioriera, panca-fioriera, cestino, fontana, dissuasore. Tutti gli elementi possono inoltre alloggiare un sistema interno di illuminazione. Anche il questo caso il nome scelto non è casuale: il kunai era un'arma Ninja, assomigliava alla punta di una lancia con una corta impugnatura, aveva la funzione di coltello, di pala, di piccolo martello e di pugnale da lancio.
O' Ring - infine - è una armatura stradale a 2 o 4 fari, per 10 o 12 metri d'altezza, progettata per rotonde o grandi viali a più corsie con spartitraffico. Si tratta di un prodotto per grandi metropoli con alti edifici. Quest'ultima è la ragione per la quale esteticamente è stata privilegiata la vista dall'alto, nell'intento di creare un surreale landmark luminoso, in grado di unificare visivamente la discontinuità.

Nel complesso, comunque, ciò che in particolare sembra connotare maggiormente il vostro lavoro non è un tipo particolare di oggetto o uno stile bensì la strategia di approccio al tema del progetto...
E. C. Questo ci fa molto piacere. L'ignoranza fa sì che la parola design sia diventata sinonimo di una sorta di resa in 3D del mondo della moda; belle forme, bei colori, nomi altisonanti, prezzi da capogiro, oggetti che non assolvono alle loro funzioni, o che non hanno alcuna funzione precisa se non innalzare lo status sociale di chi acquista agli occhi di amici e parenti. Noi abbiamo preferito sottrarci a questo ricatto, proponendo oggetti in cui il plus valore è la risposta ad una esigenza reale. Qualunque sia il tipo di progettazione e qualunque sia il settore, c'è una sorta di filo rosso che collega tutti i nostri oggetti: il metodo.
Le piccole e medie imprese non hanno ingenti capitali da investire nella ricerca e nello sviluppo e non possono permettersi alti costi allo start up (uno stampo a 4 movimenti - ad esempio - metterebbe in ginocchio il nostro cliente tipo e chissà se il rischio varrebbe la candela). Lavorare con realtà di questo genere significa avere budget bassissimi, quando si arriva alla fase di prototipazione bisogna avere già le idee molto chiare: non si hanno a disposizione molti tentativi; non si può sbagliare. Vincoli di questo tipo precludono molte strade ed il lavoro di ricerca va incentrato sul plus valore, non semplicemente estetico, ma piuttosto funzionale del prodotto facendosi carico della ricerca e dello sviluppo, del reperimento dei materiali e dei fornitori più idonei, calcolando e ricalcolando i costi, perché il prodotto sia anche il più competitivo possibile. Gli sforzi sono tutti concentrati nella creazione di oggetti in grado di trasformarsi e rispondere a più esigenze e più contesti contemporaneamente ridando alla città la coerenza ed il decoro perduti, oltre che a coprire ambiti del mercato che risultavano carenti.

DA2 Strategic Design
www.da2.it

Ghisamestieri
www.ghisamestieri.com

a cura di: 
Gabriella Masiello 

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