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 RIFLESSIONI SULL'INSEGNAMENTO DEL DESIGN
 Joan Vinyets (Elisava, Barcellona), intervento al Convegno
 I Volti di Dedalo. Seconda Giornata dell'Innovazione Formale


Già dal titolo, "Come si impara il design", sorgono una serie di considerazioni e problematiche. Da una parte, sembra si possa dare una risposta facile, si possa scrivere una "ricetta" o un modello per imparare come fare per diventare un designer. Se facessi questo, credo, confermerei una tradizione che è recentemente cresciuta e nell'ambito della quale è stato dato più spazio al lavoro di esercitazione, che non alla formulazione di un tipo di preparazione capace di dar vita a nuovi modi di concettualizzare il design.

Paradossalmente, anche se il design è divenuto elemento chiave nello sviluppo industriale della nostra società, la sua onnipresenza non è stata tradotta in uno studio critico profondo e rigoroso di ciò che rappresenta. Per esempio, un fatto che ha spesso portato il design ad essere relegato a semplice pratica strumentale è il compito stesso affidato ai designer, che è quello semplice di dare forma agli oggetti. Se il design non significa niente altro che progettare e dare forma agli oggetti, imparare a fare design significa accedere a corsi integrati e andare oltre a problemi di estetica. Questo permetterà al designer di pensare e agire in relazione a mondi futuri possibili. Ed è proprio questo senso prospettico che mi interessa maggiormente quando arrivo ad esprimere quello che per me è imparare il design. Al tempo stesso, esprimere cosa significa apprendere il design implica anche illustrare i corsi di design esistenti.

La terza età del design

Durante gli ultimi 30 anni gli istituti di insegnamento del design sono cresciuti notevolmente. Di conseguenza, non è errato parlare di insegnamento del design su larga scala, tanto che si può anche disegnare una mappa dei diversi metodi di insegnamento sulla base dei vari approcci e dei diversi elementi a cui viene data maggiore o minore enfasi: conoscenza, strumenti, opinioni, valori e metodologie.
Basandoci su un'analisi comparativa dei diversi modelli potremmo strutturare quattro approcci all'insegnamento del design:
- la continuità di una tradizione creativa nello sviluppo di prodotti utilizzando la conoscenza pratica dell'artigianato;
- il collegamento con il mondo dell'arte inteso come strumento creativo e fonte di idee e progetti;
- l'orientamento verso una pratica professionale che dipende ed è modellata dai nuovi strumenti della tecnologia informatica;
- la ricerca e lo sviluppo di un modello per la disciplina in oggetto, basata su una ricerca scientifica rigorosa in un'area della conoscenza associata con i diversi processi coinvolti, che vanno dalla creazione di un oggetto fino alla produzione e al consumo in senso lato. Tutto questo deve essere inteso come un'apertura a nuove sfere della conoscenza, data anche la evidente frammentazione e interrelazione che si è generata attorno al processo della creazione del prodotto.

Quindi il taglio proposto porta ad identificare e capire i nuovi agenti e la gamma di processi coinvolti per dare una risposta alle nuove esigenze poste ai designer. Questo approccio può essere forte e rischioso nel mercato, ma secondo me è necessario e molto innovativo. Ovviamente, in primo luogo, è necessario chiarire che non stiamo parlando del "design" ma dei vari "designs" e che insegnare il design oggi significa più che altro capire la complessità delle funzioni coperte dal design nella società post-industriale.

Il concetto di "designs" si riflette anche nella pratica professionale che è divenuta sempre più diversificata. Da questa osservazione bisogna partire per affermare anche la necessità di una formazione diversificata che tenga conto dei cambiamenti risultanti dal nuovo sviluppo industriale e dalle nuove strategie commerciali sorte con la globalizzazione.
Come ha puntualizzato Richard Buchanan ("Education and Professional Practice in Design", pp. 63-66 Design Issues, volume 14, no. 2, 1998), direttore di una delle più prestigiose scuole di design degli Usa affiliata alla famoso Carnegie Mellon University, l'età che viviamo può essere definita la terza età del design, distinta come è dal fatto che il design tende a configurarsi come vera e propria disciplina. Una disciplina scientifica è caratterizzata da un set di conoscenze e da un corpus di metodi e processi attorno ai quali viene sviluppata la ricerca, in modo da sistematizzare gli elementi stessi che costituiscono la disciplina. Il design, adesso più che mai, è immerso in questo processo e sta decifrando la sua natura e cercando di comprendere come essa può influire sulla pratica stessa. Questa situazione non è comunque nuova, è nuovo il fatto che il contributo di altre discipline (economia, ingegneria, scienze sociali, tecnologie informatiche, scienze ambientali ... ) abbia sollecitato la necessità di comprendere cosa sia in realtà il design.

C'è dunque bisogno di far evolvere un processo di ricerca in grado di studiare la mutevole natura del design e anticipare le nuove condizioni. Inoltre, non bisogna dimenticare che il design ha ultimamente incorporato conoscenze e forme di insegnamento da altre discipline e che questa situazione non può essere ignorata nella pratica quotidiana della formazione dei designer del futuro; per cui è necessario approfondire l'approccio scientifico rigoroso ma anche prendere in considerazione i diversi stadi dell'impresa (culturali, economici, tecnologici, ambientali, estetici e strategici).
Il futuro della formazione nel design consiste nel ricercare e promuovere modelli di insegnamento che facciano risaltare i lati positivi provenienti dall'incontro degli aspetti creativi e innovativi del design da una parte e della razionalità economica e industriale dall'altra. In questo modo si darà forza ad un approccio olistico, teso a generare un particolare "equilibrio culturale" e, quindi, una cultura orientata verso il progetto in grado di stabilire una sinergia fra logica dell'industria e quella dell'economia, attraverso una "creatività applicata" alle condizioni richieste dal contesto sociale. Sappiamo che oggi fare design significa fare più che aggiungere semplicemente valore e che il design non è un esercizio demiurgico che si ritrova nell'attività creativa individuale. Oggi le aziende devono progettare prodotti che vanno oltre quelli indicati dal marketing e dai trend di mercato. Devono costruire un'autentica cultura aziendale intorno a sé e raggiungere e sviluppare una capacità progettuale forte, una capacità di innovare e di proporre modelli nuovi che diano una risposta alla sempre maggiore autonomia dei consumatori e alla loro diversificazione.

Design Vs design

Come già rilevato, in questo nuovo quadro di riferimento la creazione del prodotto fa emergere la necessità di formare nuovi e diversi curricula professionali. Di conseguenza, insegnare il design oggi significa accettare un corpus di conoscenze e strumenti legati al processo stesso di progettazione, per esempio: lo sviluppo degli aspetti tecnici, la valutazione dell'impatto economico, la conoscenza del contributo strategico, il monitoraggio dell'impatto ambientale, la programmazione del lavoro di progettazione, la costruzione e la ricerca di nuovi scenari, la spiegazione dell'uso e il miglioramento dei livelli di utilizzabilità, la semplificazione, la razionalizzazione dell'informazione, l'interazione e il rapporto con i clienti e così via. Una gamma di cambiamenti e trasformazioni che si traducono in orientamenti professionali ancora più importanti, come il design management, il design informatico, la programmazione del design e l'ecodesign.

Tutti questi aspetti, tra gli altri, ci indicano la necessità di spostare la disciplina verso nuovi campi di indagine e conoscenze, spesso collegati alle vere discipline scientifiche tradizionali. Di conseguenza, bisogna essere in grado di muoversi da un concetto statico, del design ad uno molto più interattivo e dinamico; di percepire i collegamenti e i possibili sviluppi; di creare un corpus di teoria e metodologia che supporterà e darà forza alla prassi project-oriented.

L'età dell'informatica e della società service-oriented presuppone una serie di interrelazioni fra trasformazioni strutturali e processi socioculturali. L'economia, la società e la cultura sono tre sfere in costante interconnessione che portano ad una ridefinizione delle relazioni di produzione nel contesto della globalizzazione, dei nuovi movimenti sociali e delle nuove tendenze. L'ambito nel quale si sviluppa qualsiasi tipo di prodotto è sempre più complesso perchè ci troviamo di fronte ciò che è stato definito un prodotto - sistema, per cui un prodotto viene inteso come un sistema complesso integrato che necessariamente implica la creazione di una sinergia progettuale interdisciplinare. Questo a sua volta obbliga ad una sostanziale trasformazione dell'educazione del designer perchè i diversi input tecnici specifici (che si verificano nel momento della produzione di un prodotto) non possono essere considerati contributi autonomi e auto-sufficienti aggiunti uno ad uno all'oggetto. La nuova logica del prodotto-sistema significa negare l'idea che il prodotto è il risultato di passi successivi. La sua realtà è fatta da una serie di attributi (tecnici, funzionali, formali, culturali, comunicativi, spaziali, di performance e orientati al servizio) attraverso i quali il prodotto in questione e la società stessa assumono un'identità e un significato preciso per il consumatore.

Fatte tutte queste considerazioni, possiamo concludere sottolineando che la formazione del designer significa necessariamente acquisire consapevolezza delle nuove esigenze. E' esattamente per questa ragione che non possiamo più parlare dell'esistenza di un concetto singolo di design, ma piuttosto della coesistenza di diversi "designs". Apprendere il design significa dunque acquisire un atteggiamento responsabile verso un futuro che potrebbe assumere svariate forme. Significa soprattutto imparare che il progetto e l'innovazione che richiede non devono necessariamente essere guidati dalla tecnologia e dall'economia. Ed è proprio in questo nuovo contesto che diviene necessario parlare di una formazione verso un design olistico.


Firenze 
27 / 04 / 2000 

Convegno organizzato da:
Centro Studi
G.K.Koenig
e Artex
per Regione Toscana

Traduzione e redazione:
Letizia Salvadori

I.
II.
III.
IV.
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VI.
VII.
VIII.


Ha collaborato:
Elena Granchi
Sonia Morini

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